L’ex primo cittadino della Capitale è stato riconosciuto colpevole nel processo in appello per peculato e falso. In primo grado era stato assolto. A suo carico anche le spese processuali
L'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, è stato condannato a due anni di reclusione nel processo d'appello per la vicenda degli scontrini. L'accusa per lui è di peculato e falso. In primo grado era stato assolto. Il Pg Vincenzo Saveriano aveva chiesto per Marino una condanna a 2 anni e mezzo. L’ex sindaco dovrà pagare anche le spese processuali.
Le cene sotto accusa
Marino ha lasciato la corte d'Appello di Roma senza rilasciare dichiarazioni, accompagnato dal suo avvocato difensore Enzo Musco. I giudici della III corte d'Appello hanno confermato l'assoluzione dall'accusa di truffa per le consulenze della Onlus Imagine. La vicenda giudiziaria riguardava una cinquantina di cene pagate con la carta di credito che fu rilasciata all'ex sindaco durante il suo mandato dall'amministrazione capitolina.
La difesa: “Responsabilità inesistente”
Durante l’arringa difensiva, il legale dell’ex sindaco, Enzo Musco, aveva detto: “La responsabilità di Marino è inesistente". Per il legale "si ha l'impressione, leggendo l'atto di appello, che la procura consideri il sindaco della Capitale d'Italia una sorta di burocrate che lavora a tempo per cene. Marino è riuscito a far guadagnare alla Capitale somme ben superiori alle modeste spese di rappresentanza sostenute".