Sicilia, arrestato De Luca. Il neodeputato su Fb: caso che fa ridere

Cronaca
Cateno De Luca (Udc)

Il parlamentare dell'Udc, ai domiciliari, è accusato di avere evaso oltre 1,7 milioni di euro. Gli inquirenti: “Sofisticato sistema di fatturazioni fittizie”. La difesa in un video sul social network. LO SPECIALE

Ad appena due giorni dalla sua elezione (TUTTI I RISULTATI), è finito in manette il neo deputato regionale Cateno De Luca, eletto nelle file dell'Udc. De Luca è stato arrestato, in esecuzione di un provvedimento cautelare emesso dal Gip del Tribunale di Messina a conclusione di articolate e complesse indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Messina, dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Messina e della Compagnia Carabinieri di Messina Sud.

L'accusa

Il parlamentare è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari. Con lui ai domiciliari anche Carmelo Satta. I due sono finiti agli arresti, "in qualità di promotori di un'associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di una rilevante evasione fiscale di circa 1.750.000 euro", come dice la Gdf.

Video su Facebook da domiciliari: "Il mio arresto fa ridere"

De Luca, agli arresti domiciliari, ha postato un video sulla sua pagina Facebook in cui racconta retroscena del suo arresto. De Luca appare in pigiama davanti a una libreria con i simboli di Sicilia vera. "Vicenda che riguarda il mio arresto fa ridere - dice il deputato nel video - vengo accusato di essere il regista di un'evasione fiscale di un ente collettivo, il Caf Fenav, che non è mio. Originariamente questo era uno dei 15 procedimenti penali aperti a mio carico: per 14 sono stato assolto o archiviato. Questo prevedeva peculato, appropriazione indebita e evasione fiscale".

Arrestato nel 2011

Cateno De Luca era nell'elenco dei cosiddetti “impresentabili”. Politico di Fiumedinisi, eletto con 5418 voti in provincia di Messina, era già stato arrestato per i lavori realizzati nel suo paese natale di cui era sindaco in relazione a una serie di appalti che dovevano eseguire le sue imprese edili. Era il giugno 2011 e allora gli erano state contestate le accuse di abuso d'ufficio e concussione. La procura di Messina aveva chiesto 5 anni e per questo processo è attesa fra non molto la sentenza. 

Sofisticato sistema di fatturazioni fittizie

Nel dettaglio, attraverso le indagini è stato individuato "un complesso reticolo societario facente capo alla Federazione Nazionale Autonoma Piccoli Imprenditori ed alla società CAF FE.NA.PI. s.r.l., riconducibile, direttamente o indirettamente, a De Luca e a Saitta, utilizzato, nel corso del tempo, per porre in essere un sofisticato sistema di fatturazioni fittizie finalizzate all'evasione delle imposte dirette ed indirette", dicono gli inquirenti.

Come funzionava lo schema

In sintesi, lo schema evasivo emerso prevedeva l'imputazione di costi inesistenti, da parte della Federazione Nazionale a vantaggio del Caf fenapi s.r.l., "individuato quale principale centro degli interessi economici del sodalizio criminale. La frode si è sviluppata basandosi sul trasferimento di materia imponibile dal Caf alla Federazione Nazionale, in virtù del regime fiscale di favore applicato a quest'ultima, che ha determinato un notevole risparmio di imposta". Al termine dell'attività investigativa è stato individuato un indebito risparmio di imposta pari a circa 1.750.000 (sia ai fini I.V.A. che delle Imposte sui redditi delle società). Oltre alle due persone sottoposte agli arresti, sono state deferite a piede libero altri 8 associati. Contestualmente è stata disposta l'esecuzione del sequestro preventivo per equivalente fino all'ammontare dell'indebito risparmio di imposta, sia nei confronti degli arrestati che nei confronti della società Caf Fenapi s.r.l., nei cui confronti è stata applicata la normativa in materia di responsabilità amministrativa degli enti.

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