Lo ha stabilito il Tribunale di Bari, secondo cui il fatto che l'uomo sia sott'inchiesta non è motivo sufficiente per sospenderlo dal posto di lavoro. L’uomo era stato allontanato per il disastro ferroviario del 12 luglio 2016 che provocò 23 morti e 50 feriti
È stato riammesso in servizio il capostazione coinvolto nell'indagine sul disastro ferroviario avvenuto tra Andria e Corato il 12 luglio 2016, che causò 23 morti e 50 feriti. Lo ha stabilito il Tribunale del Lavoro di Bari, che ha anche annullato il provvedimento di sospensione dallo stipendio, condannando Ferrotramviaria spa al pagamento di tutti gli arretrati.
Gli indagati e le accuse
Il capostazione Andrea Porcelli in servizio a Corato, il giorno successivo al disastro fu sospeso dal servizio insieme ad altri due lavoratori, il capostazione di Andria e il macchinista superstite. I tre sono indagati a vario titolo, insieme a tecnici e amministratori di Ferrotranviaria, per disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose plurime e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
La motivazione del Tribunale
Tramite i suoi avvocati, Porcelli ha impugnato subito il provvedimento chiedendo di essere riammesso in servizio. Il Tribunale, con una sentenza immediatamente esecutiva, ha ritenuto che il semplice coinvolgimento del lavoratore come indagato in un procedimento penale non sia sufficiente per sospenderlo dal posto di lavoro.
Le ipotesi della Procura di Trani
L’inchiesta della magistratura di Trani sul disastro ferroviario è ancora in corso. Stando agli accertamenti dei pm, a causare l'incidente sarebbe stato un errore umano dovuto all'utilizzo del blocco telefonico su una linea a binario unico e, da parte dei dirigenti della società Ferrotramviaria, l'aver omesso "la collocazione di impianti e apparecchiature tecnologiche deputate alla protezione della marcia dei treni (Blocco Elettrico Automatico ovvero Blocco Conta Assi) idonei a prevenire ed evitare il disastro ferroviario".