Il 23 dicembre 1984 un attentato ha ucciso 16 persone e ne ha ferite 267 presso la Grande galleria dell'Appennino. Cinque condanne definitive e un'assoluzione in primo grado: quella di Totò Riina, considerato il mandante della strage. Adesso si torna all'Appello
Il 23 dicembre 1984 un ordigno collocato sul Rapido 904 in viaggio da Napoli a Milano venne fatto esplodere presso San Benedetto Val di Sambro, nella Grande galleria dell'Appennino -
Strage Rapido 904, l'appello riparte da capo
Nell'attentato morirono 16 persone e 267 rimasero ferite. È conosciuta anche come "strage di Natale" -
Strage Rapido 904, l'appello riparte da capo
Per la strage vennero condannate inizialmente cinque persone. Il boss Pippo Calò, fedelissimo di Riina, e Guido Cercola furono condannati all'ergastolo, sentenza confermata in appello -
Strage Rapido 904, l'appello riparte da capo
L'esponente della camorra napoletana Giuseppe Misso e due dei suoi fedelissimi, Alfonso Galeotta e Giulio Pirozzi, furono condannati all'ergastolo in primo grado ma poi assolti dal reato di strage in appello -
Strage Rapido 904, l'appello riparte da capo
In seguito a diverse testimonianze, tra le quali quella di Giovanni Brusca, nel 2011 la Direzione distrettuale antimafia di Napoli emise un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti del boss mafioso Salvatore Riina, considerato il mandante della strage -
Strage Rapido 904, l'appello riparte da capo
Secondo i magistrati napoletani, l'esplosione sul treno si inseriva in una strategia di Riina per far apparire l'attentato come un fatto politico e come risposta all'istruzione del maxi processo a Cosa Nostra. La competenza sulla strage del Rapido passò poi al Tribunale di Firenze -
Strage Rapido 904, l'appello riparte da capo
Nel 2015, Riina fu assolto in primo grado per mancanza di prove. Contro questa sentenza la pm Angela Pietroiusti aveva deciso di ricorrere in appello. Processo che ora dovrà ricominciare da capo -
Strage Rapido 904, l'appello riparte da capo