G8 Genova, poliziotti della scuola Diaz torneranno in servizio

Cronaca
(Foto d'archivio)

Saranno reintegrati alcuni degli agenti condannati cinque anni fa all’interdizione dai pubblici uffici per falso in relazione alla vicenda delle molotov introdotte nell’edificio. Agnoletto: “Siamo avviliti”. Botta e risposta a distanza tra Gabrielli e Scajola

Sono passati quasi cinque anni dalle pene inflitte ad alcuni poliziotti per i fatti della scuola Diaz e la vicenda dell'introduzione nell'edificio delle false molotov durante il G8 di Genova del 2001. Tra i provvedimenti in scadenza c’è l’interdizione dai pubblici uffici: alcuni membri delle forze dell’ordine potranno quindi essere reintegrati sul posto di lavoro (LO SPECIALE - LA FOTOSTORIA - COS'È SUCCESSO).

Le condanne per falso

Alcuni degli agenti sono già in età pensionabile, mentre altri potranno rientrare in servizio: tra questi l'ex capo dello Sco Gilberto Caldarozzi, l'ex dirigente della Digos genovese Spartaco Mortola e il funzionario di polizia Pietro Troiani mentre Massimo Nucera, il poliziotto che raccontò di aver ricevuto una coltellata, è già stato reintegrato. Cinque anni fa furono 16 gli imputati che ricevettero condanne tra i 2 e i 14 anni e tra loro vennero colpiti anche alcuni tra i massimi dirigenti di allora come Francesco Gratteri e Giovanni Luperi. Le condanne scattarono solo per il reato di falso in relazione alla firma sotto al verbale in cui si dichiarava che all'interno della scuola erano presenti alcune molotov, in realtà introdotte da alcuni agenti di polizia.

“Avviliti dallo stato della democrazia italiana”

Amaro il commento di Vittorio Agnoletto, già portavoce del Genova Social Forum a Genova nel luglio 2001, e di Lorenzo Guadagnucci, co-fondatore del Comitato Verità e Giustizia per Genova: "Non siamo sorpresi, semmai avviliti per lo stato di salute della democrazia italiana. La rimozione da parte dei vertici della polizia degli agenti condannati non c'è stata e oggi è possibile il loro rientro in servizio, ma non possiamo sorprenderci di questo, visto che stiamo parlando di un corpo di polizia che si è rifiutato impunemente di collaborare con i magistrati”. E ricordano la sentenza con la quale la Corte europea per i diritti umani ha condannato l'Italia nel 2015 qualificando le operazioni di polizia alla scuola Diaz come un caso di tortura: “La Corte ha dichiarato più volte che, quando degli agenti dello Stato sono imputati per reati che implicano dei maltrattamenti, è importante che siano sospesi dalle loro funzioni durante l'istruzione o il processo e che, in caso di condanna, ne siano rimossi”.

Il botta e risposta tra Gabrielli e Scajola

“Se fossi stato Gianni De Gennaro mi sarei assunto le mie responsabilità senza se e senza ma. Mi sarei dimesso. Per il bene della Polizia". Così in un’intervista a Repubblica il capo della Polizia Franco Gabrielli parla dei fatti del G8 a Genova menzionando il suo omologo di allora e ricordando anche il caso di Bolzaneto: "Dove, lo dico chiaro, ci fu tortura. Non ci sarà mai più una nuova Genova: questo tempo non è passato invano, la nostra istituzione è sana, non deve temere leggi e controlli". La riposta dell’allora ministro dell’Interno Claudio Scajola non tarda ad arrivare: "Con il senno di poi è troppo facile fare analisi. La mattina successiva alla fine del G8 di Genova, il capo della polizia Gianni De Gennaro venne da me e mi presentò le sue dimissioni. Io le rifiutai, convinto, allora come oggi, che in quei momenti, assai delicati per la tenuta del Paese, le dimissioni del capo della polizia sarebbero state destabilizzanti per le istituzioni".

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