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Modigliani a Genova, sequestrate 21 opere e indagato il curatore

Cronaca
Visitatori di fronte a un'opera di Modigliani alla Pinacoteca di Brera a Milano nel 2015 (Fotogramma)

La Procura della Repubblica ha emesso un decreto di sequestro per effettuare i test di autenticità dei quadri esposti nella mostra a Palazzo Ducale, chiusa in anticipo. Rudy Chiappini tra i tre indagati per falso, truffa e ricettazione

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È un vero e proprio caso giudiziario quello che sta coinvolgendo la mostra di Amedeo Modigliani al Palazzo Ducale di Genova. La Procura della Repubblica ha, infatti, emesso un decreto di sequestro di 21 opere del grande artista livornese esposte nel capoluogo ligure, dopo l'esame di un perito che confermerebbe la loro presunta non autenticità.

Il curatore della mostra Chiappini tra gli indagati

Il 14 luglio è stato confermato che tre persone sono sotto indagine con l'accusa di falso di opere d'arte, truffa e ricettazione. Tra questi anche il curatore della mostra, Rudy Chiappini, per oltre vent'anni direttore del Museo d'arte di Lugano. Il procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio e il pubblico ministero, Michele Stagno, hanno disposto il sequestro delle 21 opere, la metà di quelle che facevano parte della mostra, in modo da permettere una serie di rilievi scientifici che saranno eseguiti la prossima settimana. Tra gli esami che verranno effettuati, si prevede anche il prelievo di campioni delle opere sotto indagine per l'analisi dei pigmenti che permetterà di risalire alla datazione corretta dell'opera. Il provvedimento ha preso le mosse dalle indagini dell'esperta Isabella Quattrocchi, nominata dai Pm, la quale avrebbe sollevato forti dubbi circa l'autenticità delle opere in questione. In precedenza, una esperta incaricata dai Carabinieri, Mariastella Margozzi, aveva confermato la tesi di Carlo Pepi, il collezionista d'arte toscano che aveva per primo sollevato dubbi sui quadri, presentando un esposto al riguardo. La Procura ha nominato la Fondazione Palazzo Ducale custode giudiziale delle opere.  

Palazzo Ducale chiude la mostra in anticipo

Dopo il provvedimento dei magistrati, Palazzo Ducale ha comunicato la sua decisione di chiudere la mostra su Modigliani con tre giorni d'anticipo rispetto al programma originario. “A fronte degli accertamenti investigativi ancora in corso”,  si legge in una nota diramata dal museo, Palazzo Ducale “sceglie autonomamente per rispetto del pubblico e dei visitatori di anticipare di tre giorni la conclusione della mostra che pertanto da oggi non sarà più visitabile”. Il prestigioso museo genovese ha inoltre tenuto a precisare la sua estraneità in tutta la vicenda nella quale, scrivono i responsabili, Palazzo Ducale è la “parte lesa”: “In conseguenza del procedimento in corso e indipendentemente dalle sue evoluzioni e da come si concluderà – scrivono i responsabili del museo - Palazzo Ducale ha subìto consistenti danni d'immagine e materiali (e rischia di subirne ulteriori) e si configura esclusivamente come parte lesa". Palazzo Ducale rimarca anche il fatto di non avere organizzato direttamente la mostra avendone commissionato la realizzazione e la selezione delle opere a un partner di prestigio nazionale e internazionale come MondoMostre Skira con cui, da anni, ha avviato una consolidata e importante collaborazione. “MondoMostre Skira – scrive ancora il museo - ha scelto un curatore, Rudy Chiappini, per oltre 20 anni direttore del Museo d'arte di Lugano”. Un “curatore riconosciuto di mostre di respiro internazionale, anche su Modigliani, e mai in alcun modo discusso dalla comunità scientifica”.

L'inchiesta partita dall'esposto di Pepi

L'inchiesta, affidata ai Carabinieri del Nucleo operativo tutela patrimonio culturale di Roma, era partita lo scorso 22 maggio in seguito ad un esposto del collezionista d'arte toscano Carlo Pepi. Era stato lui a sollevare dubbi sull'autenticità e sull'attribuzione di almeno tredici opere esposte a Palazzo Ducale. La denuncia di Pepi, supportata da una dichiarazione dello studioso d'arte Marc Restellini, aveva portato le Forze dell'ordine ad aprire un fascicolo sul caso. Nella sua dichiarazione Restellini aveva scritto: “Questa mostra è dubbia e ho dovuto segnalare questa situazione alle autorità italiane non appena ho visto il contenuto”. L'Istituto Restellini “conosce queste opere, si tratta di falsi, disponiamo di tutta la documentazione e prove scientifiche per confermarlo. Si tratta di falsi noti per almeno un terzo dei dipinti esposti”. Le indagini dei militari avevano portato alla nomina dell'esperta Mariastella Margozzi che aveva confermato la tesi di Pepi. La Procura di Genova aveva così nominato una propria consulente, Isabella Quattrocchi, le cui conclusioni hanno avvalorato quelle precedenti e disposto il sequestro delle 21 opere e l'indagine sui tre sospettati.