Caso Sallusti, Severino: "Il carcere sia l'extrema ratio"

Cronaca
Renato Farina, Alessandro Sallusti

In merito alla condanna a 14 mesi di carcere per il direttore del Giornale, il Guardasigilli e il Capo dello Stato sottolineano la necessità di "modificare le norme sulla diffamazione". Renato Farina rivela: "Sono io l'autore dell'articolo incriminato"

Continua il dibatitto sul caso del direttore del Giornale Alessandro Sallusti, condannato dalla Cassazione a 14 mesi di reclusione (la pena è sospesa), per diffamazione in seguito a un articolo pubblicato nel 2007 su Libero e firmato con lo pseudonimo Dreyfus.
Il presidente Napolitano e il ministro della Giustizia Severino si sono confrontati sul caso e, secondo quanto rende noto un comunicato del Quirinale, hanno convenuto sulla esigenza di modifiche normative in materia di diffamazione a mezzo stampa, tenendo conto delle indicazioni della Corte europea di Strasburgo, non escludendo possibili ricadute concrete sul caso Sallusti. "C'è la possibilità di intervenire sul tema della responsabilità  dei direttori. L'importante è  ricordare che la pena detentiva deve essere l'extrema ratio, se ci  sono altri percorsi è bene seguirli" ha detto Severino.

Farina: "Sono io l'autore dell'articolo"
- Ma nuovi sviluppi sulla vicenda arrivano anche dalle dichiarazioni, nell'Aula della Camera, dell'ex giornalista (radiato dall'Ordine) e deputato del Pdl Renato Farina. "L'autore dell'articolo incriminato sono io - ha detto Farina - Intervengo per un obbligo di coscienza e per ragione di giustizia. Se Sallusti conferma la sua intenzione di rendere esecutiva la sentenza accadrà un duplice abominio: sarebbe sancito con il carcere l'esercizio del diritto di opinione e Sallusti finirebbe in prigione per errore giudiziario conclamato". "Quel testo a firma Dreyfus - ha continuato - lo ho scritto io e me ne assumo la piena responsabilità morale e giuridica. Chiedo umilmente scusa al magistrato Cocilovo: le notizie su cui si basa quel mio commento sono sbagliate. Egli non aveva invitato nessuna ragazza ad abortire: la ha autorizzata, ma non è la stessa cosa. Chiedo umilmente per Sallusti la grazia al capo dello Stato o che si dia spazio alla revisione del processo. Se qualcuno deve pagare per quell'articolo, quel qualcuno sono io".

"Ecco perché non l'ho detto prima" - Farina ha poi spiegato di non aver rivelato prima di aver scritto lui l'articolo perché non era a conoscenza del processo e della condanna fino a pochi giorni fa. "L'ordine dei giornalisti nel gennaio 2006 svolse un'indagine per scoprire chi si celasse dietro la firma Dreyfus. Sospettava fossi io. Se avesse accertato questa identità, mi avrebbe impedito di esprimere la mia opinione e avrebbe sanzionato il direttore che me lo consentiva".

Confessione "tardiva": è polemica
- Ma la confessione di Farina appare tardiva a molti, soprattutto dopo che Vittorio Feltri aveva già indicato nel giornalista radiato dall'Ordine l'autore dell'articolo, nella puntata di Porta a Porta di ieri 27 settembre. Il direttore del Tg di La7 Enrico Mentana affida a Twitter il suo commento sulle parole di Farina: "Ora è troppo tardi, infame". Per Mattia Feltri de La Stampa "il carcere per le cose scritte è da Cina popolare, ma non rettificare e non chiedere scusa è uno schifo troppo frequente. Critico anche Alessandro Robecchi. Più duro il giudizio di un altro giornalista, Giuseppe Cruciani e di Massimo Fini, su Il Fatto Quotidiano

"E' suonata sgradevole e non del tutto sincera la 'confessione' in aula di Renato Farina. Se non voleva solo egoticamente spettacolarizzarsi, ma dare sul serio una mano a Sallusti, avrebbe dovuto essere più tempestivo, attribuendosi, quanto meno dieci giorni fa, la paternita' del corsivo incriminato" ha detto in una nota anche Giancarlo Lehner, deputato di Pt e giornalista.

Il giudice diffamato: "Volevo solo la rettifica" - Intanto, in un'intervista a La Stampa, ribadisce la sua versione della vicenda il giudice diffamato da Libero. "Sarebbe bastata una lettera di scuse. Non a me, per carità, quanto ai lettori, per la notizia errata pubblicata dal giornale. E invece nulla, in sei anni quella lettera non è mai arrivata", dice Giuseppe Cocilovo, che aggiunge: "Abbiamo fatto una proposta transattiva: avrei ritirato la querela dietro il pagamento di 20.000 euro da devolvere a Save the Children. Invece il giorno dopo mi trovo un editoriale di Sallusti in cui sembra che io voglia quei soldi per me, si chiama a raccolta l’intera categoria nel nome della libertà di stampa, s’incassa la solidarietà del Capo dello Stato e si cerca la sponda del ministro della Giustizia. Una campagna stampa allucinante". Con una nota dell'ufficio stampa della Suprema Corte, la Cassazione ieri aveva precisato che la "notizia pubblicata da Sallusti era falsa" e che la "non corrispondenza al vero era già stata accertata e dichiarata" il giorno prima della pubblicazione degli articoli incriminati sul quotidiano Libero.

Nuovo rinvio a giudizio per Sallusti - E oggi giovedì 27 settembre Sallusti è stato rinviato a giudizio con l'accusa di omesso controllo anche in un altro procedimento per diffamazione ai danni dell'ex sostituto procuratore militare di Padova, Maurizio Block. L'accusa, anche in questo caso, si riferisce a quando Sallusti era direttore di Libero.

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