Citizen science, come le crociere aiutano la ricerca scientifica

Se si digitano su un motore di ricerca le parole "crociera" e "citizen science", compaiono molti più risultati di quanto si possa immaginare. Dai ghiacci dell’Antartide ai fondali della barriera corallina australiana, sempre più passeggeri decidono di mettere a disposizione tempo e curiosità per osservare, monitorare e raccogliere dati utili alla ricerca scientifica. La citizen science, letteralmente “scienza dei cittadini”, è la partecipazione attiva della popolazione nella raccolta e nell’analisi di dati scientifici. In un’epoca in cui i fondi per la ricerca sono spesso insufficienti, il contributo delle persone comuni è diventato indispensabile. Senza la loro collaborazione, ad esempio, sarebbe molto più difficile monitorare i cambiamenti climatici. Basti pensare al progetto britannico Nature’s Calendar, che coinvolge oggi circa 40mila persone nell’osservazione di 67 eventi primaverili e 24 autunnali legati alla natura, su tutto il territorio nazionale. Un progetto nato nel lontano 1736, quando Robert Marsham iniziò ad annotare nel suo diario l’arrivo della primavera nel giardino di famiglia, inaugurando una raccolta dati durata 223 anni. Lo stesso principio si applica oggi anche in mare, a bordo delle navi da crociera. Non solo i passeggeri aiutano la scienza collaborando alla produzione di dati, ma gli stessi scienziati e scienziate, che contano su fondi di ricerca spesso molto esigui, sfruttano le opportunità delle crociere esplorative per accedere a luoghi remoti: invece di programmare visite costose in solitaria o per piccoli gruppi in Antartide, i team di ricerca si uniscono alle navi da crociera che fanno visite ripetute e forniscono l'opportunità di raccogliere dati durante un'intera stagione. Le compagnie che promuovono progetti di citizen science sono sempre più numerose: nel 2024, ad esempio, la norvegese HX ha donato oltre 1100 cabine a enti di ricerca e sostenuto più di 20 progetti scientifici. Poi c’è la Viking Cruises, che nel 2023 ha permesso di avvistare rare meduse giganti fantasma in Antartide e scoperto una nuova colonia di pinguini nel 2024, grazie alla collaborazione tra passeggeri e team scientifici. Le sue navi sono dotate di laboratori di bordo e collabora con enti di ricerca come il Cornell Lab of Ornithology e il Norwegian Polar Institute. E ancora, “Le Commandant Charcot”, il rompighiaccio della compagnia Ponant, è dotato di laboratori umidi e secchi e di una nuova antenna che misura costantemente lo spessore del ghiaccio polare, mentre gli ospiti partecipano attivamente alla raccolta di campioni di aria, acqua e ghiaccio. La citizen science a bordo può anche offrire un valore educativo e di consapevolezza rispetto all’enorme impatto ambientale del settore crocieristico. Le navi da crociera sono tra i mezzi di trasporto più inquinanti al mondo: una singola nave può emettere polveri sottili equivalenti a quelle di un milione di automobili in un solo giorno. Le emissioni di ossidi di zolfo delle crociere in Europa, nel 2018, sono state quattro volte superiori a quelle di tutte le auto circolanti nel continente. A questo si aggiunge la produzione massiccia di rifiuti, inclusi plastiche e liquami, e lo scarico quotidiano di acque reflue contenenti batteri, virus e sostanze nutrienti dannose per gli ecosistemi marini. Il settore ha iniziato ad adottare alcune misure di mitigazione, come l’uso di carburanti alternativi , sistemi avanzati di trattamento delle acque reflue, riduzione della plastica monouso e promozione di ancoraggi ecologici, e le compagnie che offrono anche programmi di citizen science promettono di ridurre le emissioni e il loro impatto sull’ambiente fino ad azzerare il bilancio netto di CO₂ entro il 2050. La scienza fuori dai laboratori Secondo Caren Cooper, autrice del libro “Citizen Science: How Ordinary People are Changing the Face of Discovery” e di una Ted sul tema, la scienza non è solo quello che accade in laboratorio, a porte chiuse. Il cittadino che mette a disposizione il proprio tempo per raccogliere dati e osservare la realtà che lo circonda non ha un’importanza secondaria a chi è scienziato di professione. In più, i progetti di citizen science sono utili per coinvolgere la popolazione nella ricerca scientifica promuovendo uno scambio che arricchisce entrambi. È quello che succede nelle crociere esplorative: i passeggeri producono dati in crowdsourcing e intanto ottengono una migliore comprensione degli ambienti in cui navigano e sentono di fare la loro parte per comprendere e preservare la fauna selvatica e i paesaggi che li circondano. Uno dei più famosi progetti di citizen science è iNaturalist, che funziona come un diario di osservazioni naturalistiche, dove chiunque può caricare foto di animali, piante, funghi o insetti. L’app, sviluppata dalla California Academy of Sciences e da National Geographic, utilizza l’intelligenza artificiale per aiutare nel riconoscimento delle specie, che poi vengono validate dalla community di esperti e appassionati. I dati raccolti vengono messi a disposizione di ricercatori e istituzioni per monitorare la biodiversità e l’evoluzione degli ecosistemi. Le compagnie di spedizione oggi incoraggiano i passeggeri a usarlo durante le escursioni a terra o le osservazioni naturalistiche. Ma c’è anche Aurorasaurus, il primo progetto di citizen science che raccoglie segnalazioni delle aurore boreali e australi per migliorare il tracciamento in tempo reale di questo fenomeno naturale. I partecipanti possono inserire le proprie osservazioni sull'aurora, contribuendo a comprenderne frequenza, localizzazione e caratteristiche visive. Anche i tweet vengono mappati e verificati in tempo reale. Oppure, Happywhale, sito dove i partecipanti inviano foto di balene e delfini per mappare gli spostamenti dei cetacei. Il sistema di intelligenza artificiale integrato confronta le immagini con avvistamenti precedenti per costruire profili individuali degli animali, accessibili a scienziati e appassionati in tutto il mondo. In Italia è il WWF che organizza le crociere di ricerca, uscite in barca a vela condotte da biologi marini esperti nell'osservazione dei cetacei. Durante le navigazioni, i partecipanti affiancano l'aspetto ricreativo della vacanza in barca alle attività di ricerca scientifica. “Questo tipo di scienza non riguarda eroi individuali che ottengono riconoscimenti, ma riguarda tutti noi che acquisiamo comprensione”, dice ancora la scienziata e divulgatrice Caren Cooper nel suo talk, convinta che la citizen science sia davvero un modo di restituire la scienza alle persone, come bene comune. E in un’epoca di crisi ambientale e climatica, è anche un modo per riprenderci il senso di responsabilità verso il pianeta in cui abitiamo.

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