Clima e biodiversità, crisi connesse. L’Onu: "Ecco 71 possibili soluzioni"

“La natura non è solo una vittima delle crisi, è una potente soluzione. Investire nella natura significa investire nella nostra salute collettiva”. A dirlo è Maria Neira dell’Organizzazione Mondiale della Salute in occasione della pubblicazione degli ultimi due grandi rapporti scientifici di questo 2024. Sono i due documenti dell’Ipbes, il gruppo intergovernativo sulla biodiversità e i servizi ecosistemici. Un organismo delle Nazioni Unite analogo a quello che si occupa dei cambiamenti climatici che periodicamente si riunisce, valuta il meglio delle pubblicazioni scientifiche del settore e lo mette a disposizione dei decisori politici e dell’opinione pubblica. I 165 esperti internazionali, riuniti per una settimana a Windhoek, capitale della Namibia, hanno così lavorato al “Rapporto Nexus” e al “Transformative Change Assessment”. Il primo esplora come biodiversità, acqua, cibo, clima e salute interagiscono tra loro; il secondo esamina le cause alla base della perdita di biodiversità e ciò che è necessario per realizzare un cambiamento. Sono 71 le possibili soluzioni politiche individuate. Crisi connesse, governance frammentate Le crisi globali, spiegano gli esperti, “sono profondamente interconnesse, con cause simili e soluzioni trasversali”. Un esempio? Società sempre più agiate spingono ad una maggiore domanda di cibo, con conseguenti cambiamenti nell'uso della terra per l'agricoltura, pratiche insostenibili intensificate, perdita di biodiversità, riduzione della disponibilità e qualità dell’acqua e aumento delle emissioni di gas serra, con cambiamenti climatici e maggiori rischi di insorgenza di patogeni. I problemi però vengono spesso affrontati in maniera frammentata. Un approccio che mette a rischio gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, inclusi quelli focalizzati su clima e biodiversità. Serve dunque un approccio connesso, così come indica la parola latina che dà il titolo a uno dei due rapporti. L’esempio più semplice riguarda la conservazione e il ripristino delle foreste: è importante per la biodiversità, la salute, la sicurezza alimentare ma anche per la lotta alla crisi climatica. Metà del PIL mondiale dipende dalla natura Gli studi parlano anche dei sistemi finanziari che “stanno accelerando il declino della natura e necessitano urgentemente di una riforma”. Tra le opzioni che vengono indicate, c’è l’aumento dei flussi verso la biodiversità e l’eliminazione, la riduzione graduale e la riforma dei sussidi dannosi. Un dato sui tanti emerge: metà del PIL mondiale dipende dalla natura, equivalente a circa 58mila miliardi di dollari nel 2023. Ma solo 200 miliardi circa all’anno sono destinati agli sforzi per la biodiversità. Cioè meno dell'1% del PIL globale. L’importanza delle diete sostenibili Le soluzioni passano anche dalla tavola: se i sistemi alimentari fossero trasformati – tramite agroecologia, riduzione degli sprechi alimentari e adozione di diete sostenibili – l’attuale superficie agricola potrebbe soddisfare il fabbisogno alimentare della popolazione attuale e futura. Con un beneficio anche per la lotta alle altre crisi Giustizia, equità e diritti dei popoli indigeni I rapporti ricordano anche che i Paesi in via di sviluppo, le piccole isole, le comunità locali e i popoli indigeni sono i più colpiti dal declino della natura, dall’insicurezza idrica e alimentare e dai rischi climatici: “politiche implementate in modo equo – dicono gli esperti – offrono benefici maggiori su queste sfide interconnesse”. Cop16 bis, appuntamento a Roma a febbraio Di tutti questi temi si parlerà tra poche settimane a Roma. La sede della Fao, infatti, ospiterà dal 25 al 27 febbraio, la ripresa dei negoziati della Cop16, la conferenza Onu sulla biodiversità che si è tenuta a Cali, in Colombia, a Novembre. Finita senza un accordo e con un invito a disputare i temi supplementari.

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