Milano, inizia il Primo World Congress for Climate Justice

Ambiente
Federica De Lillis

Federica De Lillis

Delegati di movimenti ambientalisti da tutto il mondo si riuniscono dal 12 al 15 ottobre per trovare strategie e parole comuni nella battaglia per la giustizia climatica 

Guardarsi negli occhi, raccontarsi storie, condividere esperienze di lotta ma anche di sofferenza ed emarginazione. Al World Congress for Climate Justice di Milano associazioni da tutto il mondo si riuniscono in una 4 giorni di workshop, dibattiti, congressi e assemblee con lo scopo di trovare una voce comune per chiedere un mondo più equo e uno sviluppo sostenibile. 

Le immagini del fango che a maggio ha soffocato l’Emilia Romagna sono difficili da dimenticare. La siccità che ha colpito il Po nell’estate 2023, con le barche ferme sul letto del fiume prosciugato, ha rappresentato il momento in cui il livello del corso d’acqua ha toccato il minimo storico mai registrato, per ora. Sono esempi di eventi climatici estremi che graffiano la memoria di chi li ha vissuti e di coloro che hanno assistito inermi alle immagini che scorrevano in tv e sui feed delle piattaforme social. La tragedia più recente ha riguardato la Libia, colpita da inondazioni che hanno portato alla morte più di 11.000 persone. Piogge torrenziali e tempeste sono ormai intervallate da caldo estremo e siccità. Da poco si è concluso il mese di settembre, secondo gli scienziati il più caldo mai registrato a livello globale. 

Non esiste un posto sicuro davanti agli effetti devastanti del cambiamento climatico e la finestra di tempo per invertire la rotta si restringe sempre di più. Gli attivisti per il clima lo sanno, per questo cercano di unirsi e fare fronte comune affinché le istituzioni globali finalmente prestino ascolto. 

Istanze da tutto il mondo per una causa comune

Tra gli organizzatori del Congresso Globale per la Giustizia Climatica si trovano gruppi come XR, Fridays for Future, Ultima Generazione ma anche collettivi che hanno deciso di inviare i propri delegati in Italia, tra loro Rise Up Uganda che si batte contro la costruzione dell’oleodotto EACOP nel continente africano; Defend Atlanta Forest, attivo per proteggere la foresta Weelaunee, polmone verde di Atlanta, in Georgia; Colectivo Yasunidos che ha riportato un grande successo in Ecuador nell’agosto 2023 quando la popolazione ha votato contro nuove trivellazioni nella riserva di Yasuní nella foresta Amazzonica. 

Per Caterina Orsenigo, membro del comitato organizzativo del Congress, “Ci sono delegati da tutto il mondo perché crediamo che l’attivismo ecologista dell’Occidente si debba mettere al servizio delle battaglie di popoli e paesi più soggetti alla crisi climatica, sono loro da cui abbiamo qualcosa da imparare. Ci possono aiutare a imparare un nuovo modo di stare e di vivere in questo Pianeta.”

Nei quattro giorni di incontri, dal 12 al 15 ottobre, si parlerà di anticapitalismo verde, per trovare un’alternativa a un ordine economico mondiale basato sulle fonti fossili. Si discuterà di ecotransfemminismo e strategie climatiche intersezionali; si affronterà il tema dell’agroecologia per un rapporto più sostenibile tra la terra e gli esseri umani, mettendo in comunicazione esperienze che vanno dall’Italia all’Africa Occidentale, fino all’America Latina. Tra i temi verrà toccato anche quello delle migrazioni climatiche. 

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Il concetto di giustizia climatica 

Alla base si trova la convinzione che il sistema capitalistico occidentale basato sulle fonti fossili non sia più sostenibile e che sia necessaria una nuova prospettiva basata sul concetto di giustizia climatica. 

“La crisi climatica è qualcosa che colpisce non tutti nello stesso modo - dice Caterina Orsenigo - Colpisce le classi più vulnerabili molto più che le classi agiate e, uscendo dall’Europa e dall’Occidente, colpisce soprattutto Paesi che sono quelli che hanno meno contribuito a crearla. Una transizione giusta vuol dire cambiare completamente sistema economico-produttivo, di valori e di priorità, che quindi metta davanti quei popoli e quelle terre da sempre marginalizzati.” 

L’atto conclusivo del primo Congresso per la Giustizia Climatica sarà un’assemblea plenaria in cui gli attivisti del clima si scambieranno idee e porteranno avanti le proprie istanze. Come spiega Alberto Di Monte, dell'Associazione proletaria escursionisti, il testo finale verrà redatto tenendo presente il diverso modo in cui la popolazione mondiale sperimenta le conseguenze della crisi climatica. “Le fasce più fragili, i paesi toccati da conflitti, gli ultimi, le donne, le persone il cui genere non è riassumibile nella dicotomia uomo/donna pagano un prezzo più alto e noi cercheremo di mantenere questa complessità, questa biodiversità all’interno del Congress.” 

 

L'obiettivo del primo World Congress

Davanti alle eventuali difficoltà di trovare punti in comune tra istanze e battaglie diverse per provenienza geografica e culturale, i delegati, come Mohamed Elhajji di Fridays for Future Marocco, non sono preoccupati. “Abbiamo un obiettivo, siamo venuti qui perché le persone dalle nostre comunità hanno fiducia in noi. Stiamo combattendo per un futuro più sostenibile dove le voci dei giovani possano essere ascoltate in tutto il mondo.” 

“Speriamo di arrivare a delle campagne, delle parole d’ordine comuni da portare avanti insieme in tutto il mondo - conclude Orsenigo -.Tutti i movimenti portano avanti lotte magari territoriali ma che partono da una stessa visione, l’idea è di trovare quali sono gli elementi comuni e di portarli avanti assieme.”

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