Vogliamo "il Mediterraneo plastic free", la petizione del Wwf
AmbienteSono quattro le richieste avanzate al Governo italiano dall'Organizzazione ambientalista. L'obiettivo: fermare l'inquinamento da plastica in mare. SKY UN MARE DA SALVARE
Il Wwf ha lanciato una petizione con quattro richieste per un Mediterraneo "plastic free" attraverso il portale change.org. L'Organizzazione ambientalista ha chiesto al Governo interventi mirati per fermare l'inquinamento da plastica in mare, sostenendo l'azione del ministro dell'Ambiente Sergio Costa, che ha già avviato una campagna per liberare la pubblica amministrazione dalla plastica. Un impegno accompagnato anche dall'annuncio di un testo di legge per tutelare il mare da questo tipo di inquinamento. (LO SPECIALE: SKY UN MARE DA SALVARE)
Le richieste del Wwf
Nel testo riportato anche sul proprio sito web, il Wwf chiede, per prima cosa, che il Governo italiano faccia pressione sulla Commissione Europea perché diventi al più presto realtà la Proposta di Direttiva, annunciata il 28 maggio scorso, che chiede a tutti gli Stati membri di vietare 10 prodotti di plastica monouso (tra cui posate, piatti, cannucce, contenitori per alimenti e bevande). Così facendo, secondo l'organizzazione ambientalista, potrebbe essere scongiurato un danno ambientale su scala europea da 22 miliardi di euro e si potrebbero ottenere risparmi per i consumatori stimati in 6,5 miliardi di euro entro il 2030. In secondo luogo, sarebbe necessario introdurre in Italia una cauzione sugli imballaggi monouso di plastica che spinga il consumatore a riconsegnarli presso circuiti che ne favoriscano il riciclo. L'obiettivo sarebbe quello di avere, entro il 2030, il 100% di imballaggi in plastica riciclabili o riutilizzabili. La terza richiesta sarebbe mettere fuori produzione in Italia le microplastiche da tutti i prodotti (a cominciare dai detergenti) entro il 2025, confermando il divieto delle microplastiche nei cosmetici dal primo gennaio 2020, stabilito dalla Legge di Bilancio 2018. Infine, il Wwf propone di finanziare il censimento degli attrezzi da pesca "fantasma", cioè dispersi in mare, stimolando il loro recupero e il corretto smaltimento in adeguate strutture portuali.
L'impatto della plastica sull'ambiente
La plastica rappresenta il 95% dei rifiuti del mare e ha un'incredibile resistenza nell'ambiente marino: un bicchiere, per esempio, resta in acqua fino a 20 anni; una busta fino a 50, mentre un filo da pesca può durare fino a 600 anni. Secondo una ricerca pubblicata in questi giorni sulla rivista scientifica PlosOne, la plastica più comune contenuta nei sacchetti - ma anche in alcuni giocattoli, tappi, pellicole alimentari o flaconi per detersivi e alimentari - una volta rilasciata nell’ambiente, sotto l'azione del sole, e soprattutto dell'aria, libererebbe metano e etilene. La situazione sarebbe peggiore in ambiente asciutto, dove la produzione di etilene raggiungerebbe livelli 76 volte maggiori. Anche se, in ambiente acquatico, dopo un periodo di almeno 150 giorni, verrebbero rilasciati anche idrocarburi gassosi.
La situazione in Italia
L'Italia è tra i Paesi che produce più rifiuti in plastica d'Europa, ma negli ultimi anni sono state prese diverse iniziative per contrastare questo tipo di inquinamento. Dal primo gennaio 2011 è infatti vietato l'utilizzo di shopper per la spesa, mentre ad inizio 2018 è stato abolito l’uso di sacchetti di plastica per gli alimenti. Altre iniziative sono già state sancite per i prossimi anni: dal primo gennaio 2019 sarà vietato l’uso di cotton fioc non biodegradabili, divieto che, con l'inizio del 2020 verrà esteso anche all'uso di microplastiche nei cosmetici. "L'Italia - spiega Donatella Bianchi, presidente di Wwf Italia - ha anche un motivo in più per mantenere alta la sua capacità di intervento su questo tema, visto che a dicembre ospiteremo la riunione (COP21) delle parti contraenti alla Convenzione di Barcellona per la tutela del Mediterraneo in cui sicuramente i temi dell'economia circolare e dell'inquinamento da plastica avranno una loro centralità".