Microplastiche nei mari, balene e squali a rischio

Ambiente
I cetacei e altri animali marini che si nutrono di plancton sono in pericolo anche a causa dei residui di plastica in mare (Getty Images)
Getty-cetacei

Secondo uno studio internazionale, cui ha preso parte anche l'Università di Siena, le particelle di plastica impediscono, alle specie che si nutrono filtrando l'acqua, di assorbire nutrienti e possono causare squilibri ormonali – LO SPECIALE

Balene, squali e altre specie marine sono sempre più a rischio a causa delle microplastiche che infestano gli oceani. A sostenerlo è un recente studio secondo cui l'ingestione delle particelle di plastica da parte di questi animali può impedire loro di assorbire i nutrienti e avere altri effetti collaterali tossici.

Lo studio internazionale

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista "Trends in Ecology and Evolution". Si tratta di uno studio internazionale condotto da Marine Megafauna Foundation, fondazione per la salvaguardia degli oceani, Murdoch University (Australia) e Istituto di Biologia marina delle Hawaii, cui ha preso parte anche l'Università di Siena. Secondo i ricercatori, specie come le balene, gli squali elefante e le razze, che si nutrono di plancton attraverso il filtraggio dell'acqua marina, insieme a migliaia di metri cubi di acqua ingeriscono anche le microplastiche, per loro indigeribili. E questo – a detta degli studiosi – può arrivare a inibire la loro capacità di assorbire i nutrienti.  

L'effetto dannoso delle microplastiche

Il pericolo, per gli animali marini, non sarebbe quindi rappresentato solo dai grandi pezzi di plastica, spesso ritrovati ad esempio nelle viscere delle balene spiaggiate: anche le particelle di questo materiale possono essere altrettanto dannose. "Nonostante le ricerche sulle microplastiche nell'ambiente marino siano in aumento, ci sono ancora pochi studi che ne esaminano gli effetti sui grandi animali che si alimentano attraverso il filtraggio dell'acqua – spiega Elitza Germanov, ricercatrice della Marine Megafauna Foundation e coautrice dello studio (oltre che di questo tweet) – Stiamo ancora cercando di capire la grandezza del problema. È oramai chiaro, tuttavia, come questo genere di inquinamento possa contribuire a ridurre ulteriormente la popolazione di queste specie, molte delle quali hanno una vita lunga ma una prole molto scarsa".

Il rischio di estinzione

Oltre ai coralli, anche specie come le balene, gli squali elefante e le razze – già minacciate dalla pesca intensiva e dall'inquinamento – sarebbero in pericolo a causa delle microplastiche, che potrebbero contribuire a spingerle verso l'estinzione. Come ha spiegato al quotidiano britannico "The Guardian" Maria Cristina Fossi, professoressa dell'ateneo senese che ha preso parte allo studio, "sebbene non esistano prove che le microplastiche da sole possano uccidere" gli animali, queste potrebbero produrre altri "effetti subletali (cioè appena al di sotto di quelli mortali, ndr)" che metterebbero in pericolo la loro salute. In che modo? Attraverso "l'esposizione alle sostanze chimiche tossiche contenute nelle plastiche" che inquinano i mari e che – conclude Fossi – "rappresentano una grave minaccia per la salute di questi animali poiché possono alterarne gli ormoni".  

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