Dai pesci al piatto: la plastica e i rischi per l'uomo

Ambiente

Federica Villa

pesce_piatto

Nei mari ci sono 260 mila tonnellate di frammenti plastici e almeno 170 specie marine li ingeriscono, con gravi danni per la loro salute e quella dell’uomo che mangia cibo contaminato. L'INFOGRAFICA - LO SPECIALE

Tonno, pesce spada, cozze e vongole. Ma anche spigola, rombi, scampi e aragoste. Gli organismi marini ingeriscono sempre più plastica. E sempre più ne finisce - come conseguenza - nei nostri piatti, con gravi ricadute sulla salute. Tra le specie che sono state contaminate dai rifiuti plastici presenti nei mari, 33 fanno parte della famiglia dei pesci, 26 di quella dei mammiferi marini e una appartiene a quella dei calamari. Ma l’ingestione della plastica colpisce anche gli uccelli che si nutrono di pesci (111 specie), o le tartarughe che cercano cibo nei mari (6 specie). In totale, sono almeno 170, secondo Greenpeace, le specie contaminate dalla plastica, fra lesioni agli organi interni e intossicazioni da ingestione. (L'INFOGRAFICA)

 

Almeno 170 organismi marini ingeriscono plastica - Nel grande mondo dei rifiuti di plastica occorre fare una distinzione netta fra macroplastiche e micropastiche. Le prime sono quelle che superano i 5 millimetri in lunghezza o in diametro. Le seconde, invece, sono quelle che stanno al di sotto di queste misure. Mentre le prime intrappolano pesci e tartarughe, le seconde sono quelle più pericolose, perché sono così piccole da poter essere ingerite dagli animali. Secondo il rapporto di Greenpeace “Plastic in seafood”, sono almeno 170 gli organismi marini che certamente ingeriscono i frammenti. E fra di loro ci sono pesci che poi finiscono nei nostri piatti come il tonno, il pesce spada, la spigola, i granchi, le aragoste o gli scampi. Per queste specie, l’ingestione avviene attraverso la bocca. Mentre per le cozze, le vongole o altri molluschi, la contaminazione c’è nel momento in cui questi filtrano l’acqua ci cui si nutrono, senza riuscire a eliminare le microplastiche. Degli studi effettuati sulle cozze delle coste brasiliane hanno evidenziato la presenza di piccoli frammenti nel 75% dei campioni analizzati. Così come altre indagini, condotte su pesci che si nutrono di plancton nel Nord del Pacifico, hanno registrato la presenza di microplastiche nel 35% degli individui analizzati. (LO SPECIALE SKY UN MARE DA SALVARE)

 

Sostanze pericolose - Le sostanze presenti nei prodotti di plastica sono molte. E, dal rapporto di Greenpeace, così come da uno studio condotto dall’Unione europea, si nota come alcune di queste possano avere degli effetti negativi sugli organismi che li ingeriscono. Una ricerca del 2015, ha mostrato come il tipo più comune di granchio che ingerisce microplastiche riduca il suo consumo di cibo e abbia meno energie per la crescita. Altri test hanno evidenziato che il bisfenolo A, può interferire con il sistema endocrino e con lo sviluppo del feto. Altre sostanze, invece, come i poloclorobifenili, sono tossiche per il sistema immunitario. Mentre gli idrocarburi policiclici aromatici posso avere effetti cancerogeni sull’uomo. (LO SPECIALE)

 

I dieci Paesi che producono più plastica - A livello globale, come dimostra uno studio condotto dai ricercatori dell’University of Georgia, i dieci maggiori produttori di plastica, che poi si riversa nei corsi d’acqua e che poi potrebbe arrivare nei nostri piatti - secondo i dati del 2010 - sono Cina, Sri Lanka, Bangladesh, Thailandia, Egitto, Niger, Malesia, Vietnam, Filippine e Indonesia. 

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