Si allarga lo scandalo che ha travolto il regista di "Rush Hour", spingendolo alle dimissioni dalla casa di produzione cinematografica. Intanto il suo legale nega le accuse riportate nell'inchiesta del Los Angeles Times
Lo scandalo che ha travolto Harvey Weinstein, accusato di aver molestato sessualmente numerose attrici, sembra aver scoperchiato un vero vaso di Pandora. Dopo il produttore, infatti, sono finiti nel mirino James Toback, Lars Von Trier, Kevin Spacey, Dustin Hoffman e, ultimo in ordine di tempo, il regista Brett Ratner. Un'inchiesta del Los Angeles Times ha raccolto le denunce di sei attrici, tra cui Olivia Munn, che sarebbe stata molestata nel 2004. Ora Ratner ha annunciato di voler prendere le distanze dalla Warner Bros.
La decisione e la dichiarazione di Ratner
Dopo le denunce raccolte dal Los Angeles Times, sembra che Brett Ratner abbia scelto di allontanarsi dalla casa di produzione. Come riporta Deadline, si tratta di una decisione consensuale. All'interno degli spazi Warner aveva sede l'ufficio della sua RatPac-Dune Entertainment, società che collaborava anche con la major. "Alla luce delle accuse, scelgo personalmente di allontanarmi dalle attività collegate a Warner Bros", si legge in una dichiarazione. "Non voglio avere alcun impatto negativo sullo studio fino a che questi problemi personali non saranno risolti".
Un grosso danno economico
La RatPac-Dune Entertainment ha un accordo pluriennale, attraverso il quale co-finanzia e co-produce una gran quantità di pellicole della Warner Bros. Questa partnership coinvolge il 25% dei film della major, tenendo fuori però grossi franchise come Harry Potter. L'obiettivo è arrivare a un pacchetto di 75 pellicole, tra cui sono stati già prodotti "Gravity", "Annabelle", "American Sniper", i film legati alla DC Entertainment, "The Conjuring 2", "Lights Out", il franchise LEGO, "Kong: Skull Island" e "It". Alla luce dei recenti fatti di cronaca e della decisione di Ratner, l'accordo non verrà rinnovato.
Le accuse di Olivia Munn
Olivia Munn, oggi 37enne, ha raccontato di come Ratner l'abbia costretta ad osservarlo mentre si masturbava davanti a lei, nella sua roulotte, nel 2004. Munn uscì dall'abitacolo urlando, scioccata dal comportamento del regista. Su consiglio di un avvocato non sporse denuncia: le fu detto che per un'esordiente era sconveniente andare contro un uomo potente. Parlando di un nuovo incontro con Ratner, avvenuto nel 2010, Munn ha dichiarato: "Era come imbattersi ripetutamente nello stesso bullo della scuola che semplicemente non vuole lasciarti in pace". Da quel momento - spiega - ha fatto di tutto per non lavorare con lui.
La posizione dell'avvocato di Ratner
Intanto Martin Singer, avvocato di Ratner, in una lettera di dieci pagine in risposta all'inchiesta del Los Angeles Times, ha dichiarato che in 20 anni di carriera al fianco di Ratner, non c'erano mai state avvisaglie di questo scandalo. Come riporta Nme, "Nessuna donna lo ha mai accusato di molestie sessuali o cattiva condotta. In più, nessuna donna ha richiesto o ha mai concluso un accordo finanziario col mio cliente".
Stop al film su Hugh Hefner
Lo scandalo, esploso grazie alle testimonianze delle donne che hanno subito avance e molestie sessuali da Ratner, ha portato la Playboy Enterprises a fermare il biopic su Hugh Hefner a cui Ratner stava lavorando. Il film sul papà della celebre rivista, scomparso lo scorso 27 settembre, avrebbe visto nei panni del protagonista Jared Leto. A dirigere la pellicolla ci sarebbe stato proprio Brett Ratner. L'indomani dello scandalo l'azienda guidata da Cooper Hefner ha diffuso una nota, ripresa da Deadline: "Siamo molto infastiditi dalle accuse contro Brett Ratner. Troviamo questo tipo di comportamenti inaccettabile e abbiamo deciso di mettere in sospeso tutti i progetti futuri che avevamo con RatPac Entertainment finché non verrà chiarita la situazione". Ratner stava lavorando al film da 10 anni, dopo una lunga lotta per l'acquisizione dei diritti, finita solo due anni fa.