Ucraina, Papa Francesco: "Far cessare questa guerra ripugnante"

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Il pontefice ha definito la situazione in Ucraina "un massacro insensato dove ogni giorno si ripetono scempi e atrocità" e ha supplicato "tutti gli attori della comunità internazionale perché si impegnino nel far cessare" le ostilità

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"Non si arresta purtroppo la violenta aggressione contro l'Ucraina, un massacro insensato dove ogni giorno si ripetono scempi e atrocità. Non c'è giustificazione per questo. Supplico tutti gli attori della comunità internazionale perché si impegnino davvero nel far cessare questa guerra ripugnante". Lo ha detto Papa Francesco all'Angelus di oggi, applaudito - secondo la gendarmeria vaticana - dai circa 30mila fedeli presenti in Piazza San Pietro (stando a quanto riferisce la sala stampa della Santa Sede) (GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA – LO SPECIALE DI SKY TG24 – I VIDEO E I REPORTAGE DALL’UCRAINA).

Papa: "Bombe su civili è disumano e anche sacrilego"

In Ucraina "anche questa settimana missili e bombe si sono abbattuti su civili, anziani, bambini e madri incinte", ha ricordato papa Francesco all'Angelus. "Tutto questo è disumano, anzi è anche sacrilego - ha quindi affermato - perché va contro la sacralità della vita umana. Soprattutto contro la vita umana indifesa, che va rispettata e protetta, non eliminata, e che viene prima di qualsiasi strategia". "Non dimentichiamo - ha ribadito il Pontefice -, è una crudeltà, disumana e sacrilega. Preghiamo in silenzio per quanti soffrono".
"Sono andato a trovare i bambini feriti che sono qui a Roma - ha detto il Papa a proposito della sua visita di ieri all'ospedale Bambino Gesù -, a uno gli manca un braccio, un altro è ferito alla testa... bambini innocenti". "Penso ai milioni di rifugiati ucraini che devono fuggire lasciando indietro tutto - ha proseguito - e provo un grande dolore per quanti non hanno nemmeno la possibilità di scappare". "Tanti nonni, ammalati e poveri, separati dai propri familiari, tanti bambini e persone fragili restano a morire sotto le bombe, senza poter ricevere aiuto e senza trovare sicurezza nemmeno nei rifugi antiaerei", ha aggiunto Francesco.

"Guerre e pandemie non sono castigo di Dio"

"Quando la cronaca nera ci opprime e ci sentiamo impotenti dinanzi al male, spesso viene da chiedersi: si tratta forse di un castigo di Dio? È Lui a mandare una guerra o una pandemia per punirci dei nostri peccati? E perché il Signore non interviene?". Sono le domande sollevate oggi dal pontefice, commentando il Vangelo del giorno. "Dobbiamo stare attenti”, ha però avvertito. “Quando il male ci opprime rischiamo di perdere lucidità e, per trovare una risposta facile a quanto non riusciamo a spiegarci, finiamo per incolpare Dio. E tante volte la brutta e cattiva abitudine delle bestemmie viene da qui. Quante volte attribuiamo a Lui le nostre disgrazie e le sventure del mondo, a Lui che, invece, ci lascia sempre liberi e dunque non interviene mai imponendosi, solo proponendosi; a Lui che non usa mai violenza e, anzi, soffre per noi e con noi!", ha osservato il Pontefice, respingendo "l'idea di imputare a Dio i nostri mali".

"È peccato che produce la morte"

Ha poi spiegato: "Da Dio non può mai venire il male perché Egli 'non ci tratta secondo i nostri peccati' (Sal 103,10), ma secondo la sua misericordia. È lo stile di Dio, non può trattarci altrimenti, sempre ci tratta con misericordia. Invece di incolpare Dio, dice Gesù, bisogna guardarsi dentro: è il peccato che produce la morte; sono i nostri egoismi a lacerare le relazioni; sono le nostre scelte sbagliate e violente a scatenare il male". E "la vera soluzione" è "la conversione": "È un invito pressante, specialmente in questo tempo di Quaresima. Accogliamolo con cuore aperto. Convertiamoci dal male, rinunciamo a quel peccato che ci seduce, apriamoci alla logica del Vangelo: perché, dove regnano l'amore e la fraternità, il male non ha più potere".

"Grazie a preti e suore per vicinanza al popolo"

"Mi consola sapere che alla popolazione rimasta sotto le bombe non manca la vicinanza dei pastori, che in questi giorni tragici stanno vivendo il Vangelo della carità e della fraternità", ha sottolineato. "Ho sentito in questi giorni alcuni di loro al telefono - ha proseguito -. Come sono vicini al popolo di Dio! Grazie, cari fratelli, care sorelle, per questa testimonianza e per il sostegno concreto che state offrendo con coraggio a tanta gente disperata". "Penso anche al nunzio apostolico - ha aggiunto il Pontefice -, appena fatto nunzio, mons. Visvaldas Kulbokas, che dall'inizio della guerra è rimasto a Kiev insieme ai suoi collaboratori, e con la sua presenza mi rende vicino ogni giorno al martoriato popolo ucraino".

"Stiamo vicini a profughi, proteggiamo donne"

"Stiamo vicini a questo popolo martoriato - ha detto a proposito degli ucraini -, abbracciamolo con l'affetto e con l'impegno concreto e con la preghiera. E per favore, non abituiamoci alla guerra e alla violenza, non stanchiamoci di accogliere con generosità, come si sta facendo, non solo ora nell'emergenza, ma anche nelle settimane e nei mesi che verranno". "Perché voi sapete che nei primi momento tutti ce la mettiamo tutta per accogliere - ha proseguito -, ma poi l'abitudine ci raffredda un po' il cuore e ci dimentichiamo". "Pensiamo a queste donne, questi bambini, che col tempo, senza lavoro, separate dai mariti, saranno cercate dagli avvoltoi della società. Proteggiamoli, per favore", ha avvertito il pontefice, applaudito dai fedeli.

"Invito comunità e fedeli ad unirsi a me per Annunciazione 25 marzo"

"Invito ogni comunità e ogni fedele a unirsi a me venerdì 25 marzo, solennità dell'Annunciazione, nel compiere un solenne atto di consacrazione dell'umanità, specialmente della Russia e dell'Ucraina, al Cuore immacolato di Maria, affinché lei, la Regina della Pace, ottenga al mondo la pace", ha detto ancora il Papa a proposito dell'atto che celebrerà venerdì prossimo durante la celebrazione penitenziale nella Basilica di San Pietro. Contemporaneamente, la consacrazione al Cuore immacolato di Maria sarà celebrata anche a Fatima dal cardinale elemosiniere Konrad Krajewski.

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