Renzi: disponibile a guidare Pd, ma decideranno gli elettori

Politica
Matteo Renzi

Il sindaco di Firenze alla festa del partito: “Il punto non è cosa faccio io, ma tornare a vincere. A questo paese serve una rivoluzione radicale". Sulla decadenza di Berlusconi: “Chi è contro la condanna, contesta le istituzioni"

"Sono disponibile a guidare il partito, dipende se sono disponibili gli elettori". Matteo Renzi esce allo scoperto e annuncia, durante la Festa nazionale del Pd a Genova, l'intenzione di correre per la segreteria. "Il punto non è cosa faccio da grande io, il punto è - ha aggiunto - se tutti insieme riusciamo a fare un partito che finalmente torni a vincere. Farò tutto quello che può servire". Renzi ha poi chiesto che il congresso si svolga entro novembre: "Questo benedetto congresso che va fatto entro il 7 novembre. Io comunque mi son tenuto libero tutte le domeniche prima...".

"Serve una rivoluzione radicale" - "A questo Paese serve una rivoluzione radicale, non qualche manovra col cacciavite", dice poi Renzi dal palco della festa del Pd di Genova. Secondo il sindaco, infatti, c'è qualcuno da “rottamare" anche nell'economia italiana.

"Vicenda Berlusconi molto chiara"
- Renzi ha parlato anche dell’ipotesi decadenza di Berlusconi (sulla quale nel Parito democratico c'è stata un po' di tensione dopo le dichiarazioni di Luciano Violante): "Un garantista non considera Berlusconi colpevole alla prima o alla seconda sentenza. Ma quando, in uno Stato di diritto un cittadino viene condannato in via definitiva, se tu contesti questo fatto contesti le istituzioni. Il problema è semplice: la vicenda è quella, chiara, di una condanna passato in giudicato. Dopo 20 anni però rivendico il diritto a non vivere ogni giorno parlando di Berlusconi. Non è possibile che ogni giorno ci sia un referendum su Berlusconi, il Pd deve parlare di altro. No voglio parlare per i prossimi 20 anni della sua assenza".
Stoccata a Bersani - "Se avessimo pensato un po' meno a smacchiare il giaguaro e di più al lavoro dei giovani, oggi al governo ci saremmo noi, senza Alfano, senza Brunetta e Schifani a fare i vertici", ha detto ancora Renzi, rifilando una stoccata all’ex segretario Pier Luigi Bersani (che aveva a sua volte “punto” il sindaco di Firenze definendolo il “re delle correnti”). Poi però Renzi riconosce anche che "quando Bersani si è dimesso, a lui ho riconosciuto non solo l'onore delle armi ma anche il rispetto della persona".

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