Russiagate e fake news, Wsj: Facebook forse sapeva da aprile

Mondo
(Getty Images)
facebook_getty

Secondo il quotidiano, la piattaforma avrebbe cancellato in un report sulle influenze nelle elezioni Usa ogni riferimento a Mosca. Intanto, un ricercatore ha analizzato la diffusione di pagine false russe che avrebbero raggiunto oltre 300 milioni di utenti

Facebook avrebbe cancellato ogni riferimento alla Russia da un report sulla manipolazione della propria piattaforma durante la campagna presidenziale americana diffuso lo scorso 27 aprile e intitolato “Information Operations and Facebook” . La decisione sarebbe stata incoraggiata dagli avvocati e dai membri del team che si occupa delle policy dell’azienda. Questo è quanto riporta il Wall Street Journal, citando “persone vicine all’argomento”.

Informazioni escluse perchè solo supposizioni

Durante la stesura del report, riferisce il quotidiano, si sarebbe sollevato un dibattito interno circa la quantità di informazioni da includere o meno, a proposito della condotta russa su Facebook e dei tentativi di influenzare l’opinione pubblica americana. Una delle fonti del Wsj avrebbe detto che qualcuno all’interno dell’azienda ha spinto perché la Russia non venisse menzionata nel rapporto. Il motivo: le supposizioni di Facebook sul comportamento di Mosca sarebbero state solo speculazioni. “In quel momento non eravamo nella posizione di sapere per certo chi ci fosse dietro quelle attività”, ha detto al quotidiano americano un portavoce della compagnia.

La manipolazione russa riconosciuta dopo cinque mesi

Nel report modificato si fa riferimento a “attori calunniosi” che avrebbero cercato di influenzare la campagna elettorale americana ma senza specificarne l’identità. Il quotidiano afferma che non è possibile stabilire quanto Facebook sapesse o meno dell’azione di Mosca in quel momento. Soltanto lo scorso 6 settembre, cinque mesi dopo il report modificato, Facebook ha identificato pubblicamente la Russia come fonte di questa manipolazione.

Le pubblicità a pagamento

Non è chiaro dunque il momento in cui effettivamente Facebook sia venuto a conoscenza dell’influenza russa esercitata tramite la propria piattaforma. Lo scorso mese il social aveva ammesso che entità russe hanno speso intorno ai 150mila dollari per 5.200 spazi pubblicitari da utilizzare per manipolare le elezioni americane (accusa sempre negata da Mosca). Lo scorso lunedì, Facebook ha stimato che sono circa 10 milioni le persone che hanno visualizzato le pubblicità russe.

I profili e le pagine false

Ma non sono solo le pubblicità a pagamento ad aver interferito con le presidenziali Usa. Jonathan Albright, direttore di ricerca del Tow Center for Digital Journalism della Columbia University, ha pubblicato un report cui sostiene che l’influenza russa sia passata anche per post, commenti, like e condivisioni di normali account non a pagamento. Pagine e profili falsi creati apposta per produrre contenuti, possibilmente virali. Come riportato dal Washington Post, delle 470 pagine false scoperte e chiuse da Facebook nelle scorse settimane, Albright ne ha selezionate sei e ne ha analizzato i dati. Ha scoperto così che i contenuti di queste sei pagine sono stati condivisi 340 milioni di volte. Un dato che, se considerato valido per tutti i 470 account identificati, moltiplica la diffusione della manipolazione russa per miliardi di volte. Un’altra interessante rivelazione del report di Albright è che la maggior parte di questi post non aveva nulla a che fare (per lo meno direttamente) con le elezioni dell’8 novembre. Si trattava per lo più di argomenti quotidiani o questioni politiche pensate per indirizzare l’opinione pubblica senza che fosse troppo evidente. 

Le testimonianze davanti al Congresso

Nelle scorse settimane, Facebook, Twitter e Alphabet Google hanno fornito le informazioni in loro possesso agli investigatori nominati dal Congresso. Il prossimo 1 novembre, le tre compagnie dovrebbero testimoniare davanti alle commissioni di intelligence di Camera e Senato a proposito delle influenze russe nelle elezioni del 2016.

Nuovi strumenti per combattere le fake news

Ieri, 5 ottobre, Facebook ha iniziato la sperimentazione del tasto “i”. Questa opzione permetterebbe di aprire una finestra che mostra una breve descrizione – tratta da Wikipedia – dell’autore/editore dell’articolo che si sta leggendo e un link a articoli collegati. Questo, secondo la piattaforma, aiuterà l’utente a capire se la pagina in questione è affidabile o un esempio di fake news. E per evitare di diffondere fake news, ha detto la product manager di Facebook Sara Su al sito TechCrunch, “verranno mostrati articoli sullo stesso argomento ma pubblicati da fonti ed editori differenti”. Il social network sta investendo molto, anche in termini di credibilità, su questi nuovi strumenti, dopo i molti casi di fake news diffusi tramite la piattaforma. L’ultimo esempio: le notizie false diffuse dal social dopo la sparatoria di Las Vegas.

Mondo: I più letti