La decisione è stata presa dopo due settimane di pressioni affinché il social network condividesse le informazioni già consegnate allo speciale procuratore Robert Mueller
La società di Mark Zuckerberg consegnerà oltre 3.000 inserzioni potenzialmente rilevanti alle commissioni Intelligence di Camera e Senato che indagano sul Russiagate, ovvero sulle interferenze russe durante la campagna elettorale Usa.
Le pressioni su Facebook
La decisione è stata presa dopo due settimane di pressioni affinché Facebook condividesse anche con il Congresso le informazioni già consegnate allo speciale procuratore che indaga sul Russiagate, Robert Mueller, e relative ai circa 470 account chiusi perché avevano lanciato messaggi divisivi e infiammatori, associati ad inserzioni pubblicitarie per 100.000 dollari e probabilmente collegati a Mosca.
Post su temi divisivi
Il social network aveva rinvenuto oltre 3mila post sospetti. La campagna pubblicitaria ha avuto inizio nel 2015, dopo la candidatura di Donald Trump alle primarie repubblicane. Pochi dei post pubblicati a pagamento citavano direttamente i candidati. Nella maggior parte dei casi, infatti, si affrontavano i temi più generali, e molto divisivi, come per esempio l'mmigrazione o i diritti dei gay, discriminazioni razziali. Oppure si trattava di notizie false o controverse.
Facebook inizialmente aveva mostrato al Congresso solo alcuni esempi di questo tipo di inserzioni ma non l'intera "collezione". Twitter, che ha tenuto un basso profilo dall'annuncio di Facebook sulle interferenze russe, ha fatto sapere che sarà ascoltato dalla commissione Intelligence del Senato mercoledì prossimo.
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