Il presidente Carles Puigdemont riferirà il 9 ottobre sugli esiti del referendum. E in tv accusa il re: "Il suo discorso ha deluso i catalani". Intanto il governo spagnolo valuta diverse opzioni per opporsi. Indagato capo dei Mossos
La questione della dichiarazione d’indipendenza della Catalogna potrebbe essere discussa a Barcellona già lunedì 9 ottobre, giorno in cui il presidente catalano Carles Puigdemont riferirà davanti al parlamento sui "risultati e sui loro effetti" del referendum. Secondo fonti di Madrid, il governo spagnolo starebbe valutando diverse opzioni per rispondere legalmente a un'eventuale dichiarazione, considerata illegale, da parte della Catalogna. Intanto Josep Lluis Trapero, capo Mossos d'Esquadra, la polizia catalana, è stato convocato in tribunale con l'accusa di sedizione per non aver aiutato la Guardia Civil a controllare una manifestazione.
Puigdemont: il re ci ha deluso, realizzermo sogno
Nella serata di mercoledì il presidente catalano Puigdemont ha incontrato la stampa e ha commentato il discorso del re Felipe VI: "Ha deluso tante persone, tanti catalani". Il re, ha aggiunto, "dovrebbe rispettare tutti e avere un ruolo di moderatore. Invece non ha mai considerato la posizione della Catalogna", ma ha deciso "semplicemente di sostenere il governo spagnolo, per annichilire il desiderio di sovranità del popolo catalano".
"Realizzeremo il nostro sogno", ha quindi assicurato Puigdemont. "Il mio governo sarà sempre a favore della pace ma saremo risoluti", ha aggiunto, sottolineando che oggi "occorre una mediazione". "Sono aperto - ha ribadito - a qualsiasi processo di mediazione. Speriamo che non vi siano provocazioni".
Psc fa ricorso contro la convocazione di lunedì
Il presidente catalano discuterà quindi lunedì degli esiti del referendum davanti al parlamento di Barcellona, convocato per una seduta "straordinaria" durante la quale il partito di sinistra Cup, che fa parte del fronte secessionista, ha chiesto che venga approvata la dichiarazione di indipendenza. Ma la convocazione è osteggiata dal partito socialista catalano, che rappresenta il Psoe spagnolo, che ha presentato un ricorso alla Corte costituzionale di Madrid affermando che la riunione è "illegale".
Le possibili misure del governo spagnolo
Il governo di Madrid, che in merito al referendum dell’1 ottobre sottolinea di avere finora agito in maniera proporzionata e legale e si dice fiducioso sul sostegno della Commissione europea, esclude l'ipotesi di una mediazione internazionale o di un dialogo con chi, a loro parere, "non rispetta lo stesso statuto di autonomia catalano". L’opzione più estrema è quella di una sospensione dell'autonomia regionale catalana, ma il gradino prima potrebbe essere quello dell’attivazione dell'articolo 155 della costituzione spagnola: “Ove la Comunità Autonoma non ottemperi agli obblighi imposti dalla Costituzione o dalle altre leggi, o si comporti in modo da attentare gravemente agli interessi generali della Spagna, il Governo, previa richiesta al Presidente della Comunità Autonoma e, ove questa sia disattesa con l’approvazione della maggioranza assoluta del Senato, potrà prendere le misure necessarie per obbligarla all’adempimento forzato di tali obblighi o per la protezione di detti interessi".
Capo dei Mossos rischia dai 4 agli 8 anni di carcere
Un procedimento, invece, è già in atto in merito alla scelta presa dei Mossos d'Esquadra, la polizia catalana, di non affiancare affiancato la Guardia Civil in un’operazione di per frenare i preparativi del referendum. Josep Lluis Trapero, il capo dei Mossos, è stato convocato in tribunale con l'accusa di sedizione per non essere intervenuto per controllare una manifestazione di fronte al Dipartimento dell'economia a Barcellona. Secondo la Vanguardia online, Trapero rischia tra i quattro e gli otto anni di carcere. A firmare il mandato di comparizione è stata la giudice della Audiencia Nacional, Carmen Lamela, dopo la denuncia inoltrata dalla procura generale dello Stato. È stata convocata anche una collaboratrice dello stesso Trapero, Teresa Laplana, e inoltre sono sotto inchiesta Jordi Sànchez e Jordi Cuixart, presidenti dell'Assemblea nazionale catalana e di Omnium Cultural.
Madrid non richiama i suoi 10mila agenti
Sul fronte della sicurezza, inoltre, il ministero della difesa di Madrid ha disposto l'invio oggi di due convogli logistici verso la Catalogna per rafforzare i servizi di cucina, lavanderia, igiene e docce dei circa 10mila agenti di polizia inviati nei giorni scorsi per impedire il referendum. Le autorità spagnole hanno deciso infatti di prolungare almeno fino all'11 ottobre la missione dei rinforzi in Catalogna, parte dei quali sono alloggiati in tre navi nei porti di Barcellona e Tarragona.
I numeri dello sciopero
Intanto la stampa catalana ha diffuso i numeri delle manifestazioni di ieri, definite “senza precedenti”: A Barcellona i manifestanti contro la violenza della polizia spagnola durante il referendum e per l'indipendenza sono stati 700mila per 1,7 milioni di abitanti, scrivono i quotidiani locali, a Girona 60mila (su 100mila abitanti), a Lleida 45mila (su 140mila) e a Tarragona 35 mila (su 155 mila). Intanto il leader in Catalogna del Partido Popular del premier spagnolo Mariano Rajoy, Xavier Garcia Albiol, ha convocato per domenica prossima a mezzogiorno una grande manifestazione contro l'indipendenza a Barcellona.
Il discorso del re
Ieri il re Felipe di Spagna, dopo lo sciopero, ha rivolto un discorso alla nazione durante il quale, senza mai menzionare la questione delle violenze delle forze dell’ordine, ha attaccato le autorità catalane, colpevoli di una "slealtà inaccettabile" e di "un inaccettabile intento di appropriazione delle istituzioni storiche della Catalogna”. E, parlando ai catalani “preoccupati per il comportamento delle autorità” della loro regione ha detto: “Non siete soli, avete la solidarietà di tutti gli spagnoli per difendere i vostri diritti”.