Referendum Catalogna, scontri e violenze ai seggi: 844 feriti

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Indipendentisti catalani proteggono un seggio nella notte - Foto: Getty

La Polizia spagnola spara proiettili di gomma e lacrimogeni. Autorità catalane: 3 milioni di persone al voto. Puigdemont: "Ci siamo conquistati il diritto a uno Stato indipendente". Rajoy: "Il voto è stato una messinscena". Martedì sciopero generale -  FOTO -  VIDEO

"Sono 844 i feriti degli scontri con la polizia", dicono le autorità catalane. "E' stata una messinscena" afferma il presidente spagnolo, Mariano Rajoy. Queste due dichiarazioni riassumono la giornata di alta tensione che ha segnato il giorno del referendum in Catalogna (PERCHE' SI VOTA), attraversato da un'ondata di violenza. La polizia spagnola è intervenuta con la forza in centinaia di seggi elettorali per impedire lo svolgimento del referendum di indipendenza catalano, non riconosciuto dal governo spagnolo; ha usato manganelli e proiettili di gomma contro le persone, ha sequestrato urne e tagliato il collegamento Internet a più seggi. 

3 milioni al voto 

Uno dei primi presi d'assalto è stato quello di San Julia de Rumi, a Girona, dove doveva votare il presidente catalano Carles Puigdemont. Decine di agenti della Guardia Civil hanno attaccato il seggio come se fosse stato un fortino nemico, sfondato la porta e sono piombati all'interno in cerca delle urne. La stessa scena si è ripetuta in altri 390 seggi. Nonostante l'intervento degli agenti, il 'govern' catalano stima che per il referendum di autodeterminazione si siano mobilitate circa 3 milioni di persone, ma non è ancora in grado di fornire dati sull'affluenza.

"Sì" all'92% 

Lo scrutinio dei primi voti conferma intanto la schiacciante vittoria del "Sì" (92,3%) al referendum sull'autodeterminazione della Catalogna. I "No" sono al 5,7%, le schede bianche all'1,4%. "La Ue non può continuare a guardare dall'altra parte - ha detto il presidente catalano Carles Puigdemont - abbiamo guadagnato il diritto di essere rispettati in Europa. Abiamo vinto il diritto all'indipendenza". E per martedì 3 ottobre le organizzazioni indipendentiste hanno indetto uno sciopero generale per "denunciare la repressione dello Stato spagnolo", ha spiegato a La Vanguardia Jordi Cuixart, presidente di Omnium, una organizzazioni, presente in piazza Catalunya a Barcellona, dove si è riunita una folla di indipendentisti. 

Centinaia di feriti

E mentre molti giovani attendono in piazza Catalunya a Barcellona i risultati della consultazione, fanno il giro del mondo e suscitano incredulità e condanne le foto e i video degli agenti in tenuta anti-sommossa che caricano civili, riuniti a difesa dei seggi, con manganelli, pallottole di gomma e lacrimogeni. Tra le immagini simbolo, quella di poliziotti che colpiscono Vigili del Fuoco schierati davanti a una delle sedi scelte per il voto.

"Violenza di Stato"

La violenza della reazione spagnola ha sorpreso perfino i dirigenti catalani, impegnati da mesi in un durissimo braccio di ferro con Madrid. "E' una vergogna che accompagnerà per sempre l'immagine dello Stato spagnolo", ha tuonato il presidente catalano Carles Puigdemont. "Dai tempi del franchismo non si vedeva una tale violenza di stato", ha accusato il portavoce del governo Jordi Turull, minacciando di portare Madrid "davanti ai tribunali internazionali". "Oggi la Spagna ha perso la Catalogna", ha sentenziato l'ex presidente Artur Mas. Il governo spagnolo invece ha definito "esemplare" l'operato della polizia in difesa dello stato: "Hanno agito in forma professionale e proporzionale", ha detto la vicepremier Soraya de Santamaria. "Abbiamo dovuto fare quello che non volevamo", ha aggiunto il prefetto in Catalogna Enric Millo'.

Mossos d'Esquadra rifiutano di intervenire

Il referendum catalano ha diviso gli animi, le istituzioni ma anche le forze dell'ordine. Sono stati diversi, infatti, gli episodi di tensione fra gli spagnoli della Guardia Civil e della Policia nacional e i Mossos d'Esquadra, la polizia autonoma che dipende dal governo catalano. Gli agenti catalani, infatti, hanno cercato di fare da scudo alla popolazione e non hanno rispettato l'ordine del governo nazionale di chiudere i seggi: "Hanno messo criteri politici davanti a quelli professionali", condanna il rappresentante dell'esecutivo della capitale in Catalogna, Enric Millo. La magistratura di Madrid ha fatto sapere che valuterà se agire contro i Mossos.

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