Premio Nobel per la Pace e attivista, ecco chi è Liu Xiaobo
MondoLa Cina ha concesso la libertà condizionale all’intellettuale cinese che è stato tra i firmatari di Charta 08, il manifesto che chiede libertà democratiche e riforme costituzionali nel Paese
Scrittore, critico letterario, professore ma soprattutto attivista per i diritti umani in Cina. È tutto questo Liu Xiaobo, il Nobel per la Pace del 2010 a cui il 26 giugno è stata concessa la libertà condizionale per motivi di salute, dopo otto anni in carcere. Ad aver convinto Pechino è stato un tumore al fegato diagnosticato all’intellettuale cinese lo scorso 23 maggio, arrivato ormai in fase terminale. Sessantuno anni compiuti il 28 dicembre scorso, Liu Xiaobo ha speso la sua intera vita per la conquista di libertà democratiche e riforme costituzionali nel suo Paese. Una militanza iniziata nella primavera del 1989, quando viene condannato a due anni di carcere per essere stato tra i leader degli studenti in piazza Tienanmen.
Charta 08
Tra le "colpe" principali che il governo di Pechino gli attribuisce c’è l’aver promosso Charta 08, un manifesto che chiede libertà democratiche e riforme costituzionali. Liu Xiaobo ha sottoscritto il documento il 10 dicembre del 2008 insieme ad altri 303 intellettuali e attivisti per i diritti umani cinesi, in concomitanza con l’anniversario della dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo e della centesima ricorrenza della prima Costituzione scritta in Cina. Nel manifesto, che deve il nome alla Charta 77 (il documento redatto dai dissidenti cecoslovacchi negli anni Settanta), vengono elencati i principi fondamentali a cui la Cina, secondo i firmatari, dovrebbe aderire, primo tra tutti la libertà. Una condizione che, secondo Liu Xiaobo, deve poter essere espressa tramite la parola, la stampa, la religione, ma anche con il diritto a radunarsi in assemblee, associazioni o a scioperare. "Dove non fiorisce la libertà – si legge nel documento – non si può parlare di civiltà moderna". Tra le istanze portate avanti da Charta 08 c’è anche la necessità di promuovere in Cina la separazione dei poteri e quindi l'indipendenza della magistratura dal potere politico ma anche l'elezione diretta dei rappresentanti del popolo sulla base del principio "una persona, un voto".
In carcere dal 2009
L’aver sottoscritto il manifesto costa a Liu Xiaobo l'accusa di "sovversione dell'ordine statale". Arrestato nel 2008, viene incarcerato nel 2009 e condannato a undici anni di reclusione. I tribunali di Pechino giustificano il provvedimento facendo riferimento all’invito palese tra le righe di Charta 08 a cambiare la situazione: "Non possiamo più rimandare le riforme per la democratizzazione politica". Negli anni, Liu ha ricevuto molti attestati di solidarietà dall'estero: nel 2013, oltre 450mila persone da 130 Paesi hanno sottoscritto una petizione promossa dall'arcivescovo Desmond Tutu per il rilascio dell’intellettuale; e nello stesso anno, in un’altra lettera, 134 premi Nobel ne hanno chiesto l'immediata scarcerazione.
Nobel per la Pace
Nel 2010, l'anno successivo dell’imprigionamento, riceve il premio Nobel per la Pace "per la sua lunga e non-violenta lotta per i diritti umani fondamentali in Cina". Un premio che Pechino nell’immediato ha definito "un'oscenità". Dopo la decisione di insignire Liu Xiaobo dell’onorificenza anche la moglie, Liu Xia, è finita agli arresti domiciliari nonostante nessuna accusa formale sia mai stata spiccata nei suoi confronti.