La Cnn ha riportato le parole di un amico del presidente secondo cui il tycoon starebbe pensando di silurare Robert Mueller. La Casa Bianca minimizza. Ira dei repubblicani: “Sarebbe un disastro”. Intanto il Senato ha approvato nuove sanzioni contro Mosca
Il presidente americano Donald Trump starebbe considerando l'ipotesi di licenziare Robert Mueller, il procuratore speciale per il Russiagate ed ex direttore dell’Fbi. L’indiscrezione è stata lanciata dalla Cnn, che ha riportato le parole di Christopher Ruddy, un amico del tycoon. La Casa Bianca ha subito cercato di smorzare le polemiche con una smentita: “Ruddy parlava delle sue opinioni”, ha affermato la vice portavoce Sarah Sanders. Ma questo non è bastato a placare l’ira dei repubblicani, il partito del presidente.
I repubblicani: Mueller non si tocca
I repubblicani hanno fatto muro contro l’eventualità che Mueller venga silurato. “Sarebbe un disastro. Non c'è ragione di licenziarlo”, ha detto il senatore repubblicano Lindsey Graham. In Congresso la nomina di Mueller ha calmato le ire dopo il licenziamento di James Comey dalla guida dell'Fbi. Anche Mueller ha guidato il Bureau per 12 anni sotto i presidenti George W. Bush e Barack Obama.
Senato approva sanzioni contro Mosca
Intanto al Senato Usa è stato raggiunto un accordo tra democratici e repubblicani per un pacchetto di nuove sanzioni alla Russia. Il piano chiede il rafforzamento delle misure attuali e ne impone di nuove sui soggetti coinvolti in abusi nel campo dei diritti umani e su quelli che stanno fornendo armi al governo del presidente siriano Bashar al-Assad. Le sanzioni dovrebbero inoltre colpire i responsabili di cybercrimini per conto del governo di Mosca. I legislatori stanno cercando di aggiungere le sanzioni alla Russia all'attuale legislazione del Senato che prevede un analogo provvedimento contro l’Iran.
Proseguono indagini su Russiagate
Continuano le indagini sulle presunte interferenze della Russia sulle elezioni presidenziali del 2016. Oggi è attesa l’udienza alla commissione intelligence del Senato dell’attorney general Jeff Sessions. Il ministro della Giustizia Usa testimonierà pubblicamente e non a porte chiuse.