Elezioni Francia, fact-checking collaborativo contro le “fake news”

Mondo

Nicola Bruno

A sinistra, il meme “Macron Antoinette”. A destra alcune delle notizie verificate su Crosscheck.

La campagna elettorale francese è stata accompagnata da diverse false informazioni. Ma a differenza delle presidenziali Usa 2016, l’impatto è stato minore. Anche grazie a una forte attenzione sul tema da parte dei media che hanno unito le forze nel progetto Crosscheck

Francois Hollande è andato a votare con un jet privato costato 30.000 euro. Un gruppo di musulmani ha festeggiato a Londra l’attentato degli Champs Elysees a Parigi. E, poi, le tante “rivelazioni” su Emmanuel Macron: ha un conto offshore per evadere le tasse, vuole fare entrare la Turchia nell’UE, è finanziato dall’Arabia Saudita, vuole reintrodurre la sharia (legge sacra islamica), si lava sempre le mani dopo aver salutato operai…

Queste e altre notizie sulle elezioni francesi sono dichiaratamente false. Sono state diffuse per manipolare l’opinione pubblica, così come è successo nelle ultime presidenziali statunitensi e in Italia per il referendum costituzionale. Con una differenza non da poco rispetto agli Usa e al nostro paese: in Francia il tema delle “notizie false” ha ricevuto una forte attenzione sia da parte dei candidati (Macron ne ha fatto una delle priorità della sua campagna), ma soprattutto da parte dei media.

 

Crosscheck, 37 partner contro le fake news

Lo dimostra il successo del progetto Crosscheck, promosso da First Draft News (network globale dedicato alla verifica delle informazioni) e Google News Lab. 

Più di 37 partner francesi hanno aderito all’iniziativa, tra cui le principali testate giornalistiche d’Oltralpe che per una volta hanno messo da parte la competizione e hanno iniziato a collaborare insieme su una piattaforma online. Il risultato sono state 250 segnalazioni arrivate dai lettori, 62 verifiche pubblicate da Febbraio 2017, con alcuni temi a farla da padrone: l’immigrazione, l’educazione, la sicurezza, la Russia, la religione.

Macron ha un conto offshore? No, i documenti sono falsi. La dimostrazione è arrivata su Crosscheck, grazie alla collaborazione di 9 diverse testate, tra cui AFP, Rue89, France 24, Mashable France.

Factchecking nelle strade

Molte iniziative di factchecking hanno il limite di non raggiungere le persone che poi effettivamente diffondono notizie false, perché vengono prese in considerazione solo dagli utenti più attenti alla qualità dell’informazione. Proprio per superare questo ostacolo, il giornalista di France Info Julien Pain ha ideato il format Instant Détox, presto diventato molto popolare: il reporter scende in strada con una mini-troupe e chiede ai passanti cosa ne pensano di notizie che si sono dimostrate false. Il tutto viene trasmesso in diretta su Facebook Live, oltre che in alcune mini-clip in Tv e sui social media. 

Questo video sui numeri dei musulmani in Francia ha ricevuto più di 5 milioni di visualizzazioni.

Macron prima vittima

Secondo un’analisi effettuata da Le Monde il candidato maggiormente preso di mira dalla diffusione di notizie false è stato il neo-Presidente Emmanuel Macron, seguito a debita distanza da François Hollande e François Fillon.

 

Marine Le Pen non è presente nella classifica di Le Monde (che analizza gli articoli falsi condivisi più di 50.000 volte su Facebook). La candidata del Front National ha più volte utilizzato informazioni scorrette contro Emmanuel Macron, come nel caso della notizia sul conto offshore del candidato di On Marche rilanciata durante un dibattito televisivo

Macron Antoinette, Whastapp e i social network chiusi 

Secondo un’analisi condotta dal New York Times i meccanismi di disinformazione sperimentati con successo durante le presidenziali statunitensi non hanno avuto la stessa efficacia in Francia. Diversi gruppi si sono mobilitati anche dall’estero per lanciare una “meme war” in sostegno di Marine Le Pen, ma non sono riusciti ad attecchire nel dibattito politico francese. 

Uno di questi meme rappresentava il neo-Presidente come “Macron-Antoinette”, un riferimento all’atteggiamento elitario della regina Marie Antoinette. I messaggi sono stati per lo più prodotti in inglese e questo ha limitato di molto la loro diffusione nei social media francesi.

 

Oltre che su Facebook e Twitter, le notizie false hanno trovato un canale di distribuzione anche nei social network chiusi, ovvero le app di messaggistica come WhatsApp, Telegram, Signal e Discord. Quest’ultimo, ad esempio, è stato utilizzato per organizzare campagne di meme contro Macron.

 

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