La Russia potrebbe non ripagare i debiti nei confronti dei creditori internazionali, provando un fallimento del suo bilancio statale. Mosca potrebbe decidere questa mossa come ritorsione nei confronti delle sanzioni occidentali.
Ormai tutte e tre le più importanti agenzie di rating americane prevedono che la Federazione Russa faticherà a ripagare il suo debito pubblico. Fitch è stata l'ultima a declassare ulteriormente la Russia, da B a C, sottolineando il rischio di un imminente default. Si tratta dell'ultimo livello prima del certo fallimento.
La Russia non può, o non vuole pagare i debiti?
Le preoccupazioni occidentali riguardano però più la volontà di Mosca di ripagare il proprio debito che la sua capacità. Le condizioni economiche e finanziarie della Russia si sono certamente deteriorate nelle ultime due settimane, come ha ammesso lo stesso Cremlino attraverso il suo portavoce. Il blocco di buona parte delle riserve valutarie della banca centrale russa - cioè le risorse messe da parte da Mosca negli anni per difendere la sua economia e il rublo, la valuta nazionale - e l'esclusione di alcune grandi banche dal sistema di pagamenti Swift stanno chiudendo alcuni dei canali russi di finanziamento.
Ma rimane pur sempre aperto invece quello principale: le esportazioni di gas naturale e - al di fuori di Usa e Gran Bretagna - petrolio. Si tratta di quasi 1 miliardo al giorno che arriva nelle casse delle aziende russe, che viene immediatamente utilizzato in gran parte per difendere l'economia e tentare di stabilizzare il rublo.
E visto che i prezzi delle materie prime stanno esplodendo, i ricavi sono perfino destinati ad aumentare. Algebris stima che a fine anno il bilancio delle partite correnti russe - vale a dire la differenza tra i soldi che entrano nel paese e quelli che escono - possa raddoppiare, superando i 200 miliardi di dollari. Tutte risorse con cui Mosca può sostenere le sue finanze e, potenzialmente, ripagare i propri debiti.
Mosca ha ormai poco da perdere
Ma visto che la Russia è già stata sostanzialmente esclusa dal mercato finanziario internazionale, potrebbe non avere più interesse a farlo, provocando così un default. Solitamente i paesi, come anche le imprese, tentano in ogni modo di evitare il fallimento, per paura che altrimenti in futuro nessuno presterà più loro denaro. Ma dal momento che le sanzioni occidentali hanno già vietato l'acquisto di debito pubblico russo, Mosca potrebbe non avere più granché da perderci. A rimetterci sarebbero invece i creditori, chi ha prestato i soldi in passato.
Soprattutto dal momento che il presidente Putin ha già firmato un decreto secondo il quale tutti i debiti dello Stato e delle aziende russe nei confronti di creditori esteri dovranno essere ripagati in rubli, e non in dollari o in euro. Già questa mossa secondo alcuni esperti rappresenterebbe un default di fatto: i creditori infatti riceveranno indietro i soldi in una moneta fortemente svalutata, perdendoci tra il 40 e il 60 per cento. La prima scadenza dei pagamenti dovuti dal governo russo verso creditori internazionali è il 16 marzo 2022.
In ballo 30 miliardi
Va detto, ad ogni modo, che il debito pubblico russo è piuttosto ridotto. Rappresenta poco meno del 20 per cento del Pil (quello italiano raggiunge il 150 per cento) e in buona parte è detenuto da russi. Quello estero invece è stimato tra i 20 e i 40 miliardi di dollari. Soldi che - secondo le agenzie di rating - sono destinati a non essere più restituiti.