A quanto si apprende da fonti investigative, per aggredire le forze dell'ordine sarebbero stati utilizzati fionde e tubi da lancio per petardi e bombe carta, oltre che sassi
Gli investigatori della Digos della polizia di Torino sono al lavoro per identificare gli antagonisti che ieri pomeriggio, dopo il corteo No Tav in Val di Susa, organizzato nell'ambito del Festival Alta Felicità, hanno creato tensione a San Didero, intorno all'area del cantiere per i lavori del nuovo autoporto di Susa, opera collegata alla Torino-Lione. Oltre una decina i feriti tra le forze dell'ordine.
Le indagini
A quanto si apprende da fonti investigative, per aggredire le forze dell'ordine sarebbero stati utilizzati fionde e tubi da lancio per petardi e bombe carta, oltre che sassi. Gli investigatori stanno visionando i filmati sia del corteo sia dei momenti dei disordini per dare un volto e un nome agli appartenenti a un gruppo di incappucciati, circa una cinquantina, che con viso coperto anche da maschere antigas hanno cercato di danneggiare l'area e hanno innalzato barricate con tronchi sull'autostrada. Gli inquirenti non escludono la presenza di attivisti provenienti da altre regioni e dai centri sociali di altre città. La manifestazione infatti vede tra i promotori principali l'Askatasuna di Torino, in contatto con altre realtà antagoniste nazionali.
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"Associazione a resistere"
"Non bisogna permettere di cancellare e soffocare esperienze di lotta di autonomia ovunque. Non sappiamo dirvi come finirà, ma sicuramente sappiamo dirvi come inizia e come continua", sono le parole contenute in un video pubblicato in queste ore sulle pagine social di area, comprese quelle No Tav, dal centro sociale Askatasuna di Torino, in cui vengono respinte le accuse di associazione per delinquere di cui devono rispondere alcuni militanti e leader. In 28 sono stati rinviati a giudizio, a 16 viene contestata l'associazione. "L'apparato giuridico, repressivo si muove per preparare la pista d'atterraggio per la politica - sostengono gli antagonisti nel video, dal titolo Associazione a resistere - Esperienze di lotta di autonomia e di riscatto sono ciò che dev'essere cancellato, perché mettono a rischio la tenuta di chi deve governare. Allora la scure si abbatte su chi non ci sta - aggiungono - perché sanno benissimo che la posta in palio è alta. E finisce che chi lotta è un delinquente. Se questo non significasse anni di galera per i compagni, farebbe ridere". "La dignità di chi lotta in questa città e in questo Paese - concludono - sarà sempre più forte di qualsiasi atto punitivo giocato con carte false e dal raccapricciante odio per chi alza la testa e ci mette la faccia".