L'aggravante è riferita alla minore età del bimbo, unico sopravvissuto all'incidente dello scorso 23 maggio. I legali dell'uomo: "Ha agito d'istinto". La famiglia materna fa sapere che il piccolo si trova in ospedale a Tel Aviv. L'avvocato della zia, tutrice legale del bambino: "Attiveremo Convenzione dell'Aja"
Smhuel Peleg, nonno materno di Eitan, il bimbo unico sopravvissuto all’incidente della funivia Stresa Mottarone dello scorso 23 maggio, in cui persero la vita 14 persone, è indagato per sequestro di persona aggravato dalla Procura di Pavia per aver portato il piccolo in Israele, sottraendolo così alla zia paterna Aya Biran, che ne è la tutrice legale. L'aggravante è riferita alla minore età del bimbo. "Dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze e preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino, ha agito d’impulso”, spiegano i legali Sevesi, Carsaniga, Polizzi. "Ci impegneremo - scrivono - perché vengano riconosciuti i diritti della famiglia materna, dopodiché confidiamo che Shmuel ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni Italiane e ci impegneremo in tal senso”. Del caso ha parlato anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ha annunciato: ”Stiamo accertando l'accaduto per poi intervenire".
La vicenda
Il piccolo Eitan, a quanto riferito dalla famiglia materna ai media locali, si trova ora in un ospedale alla periferia di Tel Aviv, dove "sta ricevendo la migliore assistenza possibile, medica e psicologica". La zia Aya Biran si è però detta preoccupata per le sue condizioni e ha fatto sapere che il nonno è stato condannato in passato per maltrattamenti in famiglia. Quest'oggi, uno degli avvocati della donna, Cristina Pagni, ha annunciato entrando in tribunale che parlerà "col giudice tutelare per attivare la Convenzione internazionale dell'Aja" del 1980, che prevede di assicurare il rientro del minore presso l'affidatario e il paese di residenza nei casi di sottrazione internazionale. "Stiamo lavorando, studiamo le leggi", ha aggiunto. Si tinge di giallo anche il modo in cui il piccolo è stato portato in Israele: l'ipotesi prevalente - e su cui si indaga - è che il bambino e il nonno abbiano volato con un aereo privato decollato probabilmente da Lugano, in Svizzera. Ma le circostanze restano ancora poco chiare. Per Eitan, inoltre, oggi sarebbe dovuto essere il primo giorno di scuola presso l'Istituto Canossiane a Pavia, dove aveva già affrontato la settimana di inserimento.
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Lo zio: “Anche la nonna ha preso parte al rapimento”
In un’intervista alla radio israeliana 103 Fm, Or Nirko, marito di Aya Biran, accusa la nonna materna di Eitan, Etty, di aver preso parte al rapimento. "Era in Italia ma sostiene di essere rientrata in volo in Israele il giorno prima, questo a quanto pare per non essere esposta all'accusa di complicità", ha dichiarato. "Abbandonerò la lotta legale solo dopo che i rapitori - ha proseguito - saranno finiti in carcere. L'unica cosa che ci interessa è il bene del bambino". Or Nirko - che ha parlato alla radio subito dopo Etty Peleg, intervistata dalla stessa emittente - ha poi aggiunto di "non credere che Eitan arrivi a comprendere di essere stato stato rapito. Mi immagino che la famiglia materna lo abbia persuaso che lui è tornato in una vacanza e che non sappia del reato compiuto a suo danno. Potete immaginarvi come ci sentiamo", ha concluso.
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Garante per l'infanzia: “Evitare speculazioni e sensazionalismi”
"Il bambino sopravvissuto alla tragedia della funivia Stresa-Alpino-Mottarone è tornato di nuovo sotto i riflettori della cronaca. Fermo il diritto di informazione, da attuare rigorosamente nel rispetto delle norme a tutela della personalità dei minorenni, è opportuno richiamare l'attenzione sulla necessità di evitare speculazioni e sensazionalismi in casi come questo", sottolinea l'Autorità garante per l'infanzia e per l'adolescenza, Carla Garlatti. "Il racconto dettagliato del vissuto del bambino e delle sue relazioni affettive infatti può rischiare di comprometterne l'armonico sviluppo. Per questa ragione - aggiunge il garante - è responsabilità del giornalista evitare negli approfondimenti di indugiare sugli aspetti più intimi e privati della vita del minore e privilegiare l'essenzialità dell'informazione nella ricostruzione dei fatti".
Le indagini sull'incidente: recuperati 30 metri di fune spezzata
Proseguono, intanto, le insagini sulla tragedia del Mottarone. Dopo il ritrovo presso la caserma dei carabinieri di Stresa, i tecnici hanno raggiunto il luogo dove la fune, protetta da un telo di plastica bloccato da nastro adesivo, giace da quasi tre mesi e mezzo. Oggi sono stati in totale 30 i metri di fune recuperati: due spezzoni da 15 metri l'uno, recuperati dai vigili del fuoco, sono stati impacchettati e messi a disposizione degli inquirenti e delle parti. L'intervento era stato deciso assieme alla rimozione della cabina precipitata, che pesa 2 tonnellate, e rimasta per ora nel bosco. Nelle prossime ore verrà deciso quando rimuovere i rottami della cabina che saranno sezionati e portati via con un elicottero.
La procedura
Una volta raccolto e trattato secondo le indicazioni ricevute dai tecnici, i vigili del fuoco porteranno il reperto in custodia nel luogo indicato dai periti nominati dal gip. Una procedura, tuttavia, sulla quale Riccardo Falco, consulente dell'avvocato Marcello Perillo, legale di Gabriele Tadini, unico tra gli indagati ancora agli arresti domiciliari, aveva sollevato alcuni dubbi, sottolineando che "la corrosione della fune è già iniziata. Il nostro timore - aveva aggiunto dopo il primo sopralluogo - è che le superfici di frattura vengano alterate dalla corrosione e che quindi possano non essere più acquisibili gli elementi di valutazione necessari".
Sollevano telo sulla cabina caduta: due denunciati
Sono stati sorpresi nell'area del Mottarone sequestrata per l'inchiesta sulla tragedia della funivia Stresa-Mottarone mentre sollevavano il telo che protegge la carcassa della cabina precipitata. Per questa violazione due fratelli di Arona (in provincia di Novara), di 21 e 19 anni, sono stati denunciati dai carabinieri, con le accuse di per violazione di sigilli e tentativo di rimozione di cose sottoposte a sequestro. Erano in compagnia delle rispettive fidanzate, durante una scampagnata trai boschi del Mottarone, quando hanno avuto la idea di avvicinarsi e oltrepassare le barriere poste a delimitazione della zona sottoposta a sequestro. L'area è però controllata da un sistema anti-intrusione ed è sottoposta a vigilanza costante 24 ore su 24 da parte della Centrale operativa del Comando Provinciale di Verbania dei carabinieri. È stato proprio il sistema d'allarme, entrato in funzione non appena i giovani hanno sollevato leggermente il telo che protegge la carcassa della cabina, a metterli in fuga. I giovani sono stati individuati poco dopo dalla pattuglia giunta sul posto e condotti in caserma per le operazioni di identificazione.