Il 49enne era stato destituito l'anno scorso dalla carica per le molestie via Whatsapp a una delle quattro vivandiere, che aveva denunciato l’accaduto. La sanzione è stata decisa dalla procure eporediese
Non ci sarà un processo a carico di A.B., 49 anni, perito assicuratore, ex Generale dello Storico Carnevale di Ivrea. Denunciato per molestie via Whatsapp a una delle quattro vivandiere, ha ricevuto nei giorni scorsi un decreto penale di condanna da parte della procura che ha scelto, in questo modo, di evitare il procedimento giudiziario. Alla fine l'uomo dovrà pagare una multa di 750 euro.
La decisione
Visto quanto emerso nel corso delle indagini, la procura ha comunque optato per il decreto penale di condanna, disposto dal giudice su richiesta del pubblico ministero per poter applicare esclusivamente una pena pecuniaria. A.B., tramite i legali, avrà adesso la possibilità di presentare ricorso per tentare di ottenere un'assoluzione completa. La diatriba giudiziaria è destinata a continuare, anche contro la Fondazione del Carnevale, l'ente che organizza la manifestazione eporediese. A.B., infatti, ha presentato ricorso al Tar Piemonte per chiedere l'annullamento dell'atto con cui è stato destituito. L'udienza è stata fissata per il prossimo 25 maggio.
La vicenda
La delicata vicenda nel corso dell'edizione 2020, poi sospesa per il Covid, ha sconvolto il carnevale eporediese. Tanto che, dopo la denuncia ai carabinieri, la Fondazione si era vista costretta a destituire A.B. per richiamare il Generale dell'edizione precedente, Vincenzo Ceratti. Non era mai successo in decenni di storia. Inizialmente si era parlato di un'inchiesta per stalking e molestie sessuali. Alla fine A.B. è finito nei guai per alcuni messaggi su whatsapp indirizzati a una 'vivandiera'. Nella querela, però, la donna faceva riferimento non solo ai messaggi ricevuti dall'allora Generale, giudicati inappropriati, ma anche ad atteggiamenti che le avrebbero procurato un forte disagio, tanto da generare un clima estremamente pesante che non le ha consentito di proseguire la sua avventura carnevalesca. Una volta presentata la denuncia, infatti, la vivandiera aveva lasciato l'incarico.
La lettera della 'vivandiera'
"Nessuna intenzione di innescare, da parte mia, un rancoroso e conflittuale risentimento nei confronti dell'uomo - aveva scritto in una lettera aperta - ma solo un tentativo di ottenere rispetto al mio essere donna, al mio essere persona, per me e per tutte le donne. Tengo a sottolineare quanto sia importante da parte di ciascuno di noi chiedere aiuto, come ho avuto la possibilità di fare io".