Sette ore di interrogatorio per l'ex portavoce della Sindaca Appendino
PiemonteLuca Pasquaretta è indagato per estorsione ai danni della prima cittadina, per peculato, in merito a una consulenza al Salone del Libro 2017, corruzione e millantato credito
È durato quasi sette ore l'interrogatorio di Luca Pasquaretta, ex portavoce della sindaca di Torino, Chiara Appendino, indagato per estorsione ai danni della prima cittadina, peculato in merito a una consulenza al Salone del Libro 2017, corruzione e millantato credito. Pasquaretta, accompagnato dall'avvocato Stefano Caniglia, si è presentato per la prima volta davanti ai magistrati, Gianfranco Colace ed Enrica Gabetta, e ha respinto le accuse. Tra le accuse, c'è quella di aver ricattato Appendino, dopo aver lasciato Palazzo Civico nell'agosto 2018, perché gli trovasse un lavoro.
L'interrogatorio
In merito alla consulenza da 5mila euro per il Salone del Libro 2017, che gli è costata un avviso di garanzia per peculato, Pasquaretta avrebbe ribadito che la sindaca Appendino non ne era a conoscenza. La prima cittadina gli aveva detto di occuparsi della rassegna secondo le sue competenze, ma non sapeva del contratto. Pasquaretta avrebbe detto di aver informato il dirigente del Comune, Giuseppe Ferrari. Per quanto riguarda l'accusa di estorsione ai danni di Appendino, l'ex collaboratore si sarebbe giustificato dicendo che non erano minacce, ma uno sfogo dopo aver lasciato il suo incarico a Palazzo Civico nell'agosto 2018.
Le parole di Pasquaretta
"Non ho mai minacciato Chiara Appendino. L'assessore Sacco, che credevo amico, ha interpretato male i miei sfoghi", ha detto Pasquaretta dopo l'interrogatorio. "Io e Chiara siamo amici – ha poi aggiunto – la considero una sorella minore". L'ex portavoce ha detto di essersi presentato davanti ai magistrati "pure per spiegare e rivendicare il lavoro svolto al Salone del Libro 2017". "Appendino - ribadisce Pasquaretta, che all'interrogatorio si è presentato con la borsa dell'edizione 2017 della kermesse - non ne sapeva nulla". L'ex portavoce della sindaca ha raccontato ai magistrati di aver tenuto rapporti istituzionali, supervisionato la comunicazione e contribuito al merchandising.