Torino, restano in carcere i quattro della banda del tentato rapimento

Piemonte

Lo ha deciso il Gip Luca Fidelio. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il sequestro è stato una vendetta per una truffa da 50 mila euro compiuta a Milano ai primi di giugno ai danni di un imprenditore edile tedesco 

Restano in carcere i quattro componenti della banda autrice del sequestro di una donna poi sventato dalla polizia lo scorso 14 agosto, nel centro storico di Torino. Lo ha deciso il gip Luca Fidelio.

Il rapimento per vendicarsi di una truffa

Il rapimento, secondo quanto ricostruito finora, fu una vendetta per una truffa da 50 mila euro compiuta a Milano ai primi di giugno. La vittima, l'imprenditore edile tedesco Michael Hoffman, ha raccontato di non avere trovato l'ascolto della polizia in Germania e, quindi, essersi rivolto a due agenti privati (anche loro tedeschi). Il gruppo ha agito con l'aiuto di un austriaco. Secondo la loro versione dei fatti l'intenzione, una volta prelevata la donna, era di portarla alla Questura di Torino.

L'ipotesi della Procura

Le accuse sono di sequestro di persona a scopo di estorsione e tentato sequestro, lesioni (la donna, legata con delle fascette, ha riportato delle abrasioni giudicate guaribili in dieci giorni), furto (per la targa rubata ad Aosta e applicata sul furgone) e porto abusivo di coltello. L'ipotesi del pm Valerio Longi è che il gruppo avrebbe liberato la donna a condizione che l'imprenditore ottenesse dai presunti truffatori una somma a titolo di indennizzo. Le difese affermano che si tratta di un caso di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con sequestro di persona, un reato che prevede pene più basse. 

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