Alessandria, Corte d'Assise: foreign fighter italiana resta in carcere

Piemonte
Foto di archivio (LaPresse)

È stata respinta la richiesta del legale della donna, in merito alla revoca della custodia cautelare presentata dopo la discussione della perizia

Resta in carcere Lara Bombonati, la foreign fighter italiana di 28 anni accusata di associazione con finalità di terrorismo. Lo hanno deciso i giudici della Corte d'Assise respingendo la richiesta del legale della donna, l'avvocato Lorenzo Repetti, in merito alla revoca della custodia cautelare presentata dopo la discussione della perizia del professor Adolfo Francia.

Le parole dell'avvocato

"Il consulente nominato dai magistrati - spiega il legale - sostiene la totale incapacità di intendere e di volere, facendo leva sui disturbi di personalità emersi già dall'infanzia e dall'adolescenza. Il professor Maurizio Desana, consulente del pm - prosegue Repetti - sostiene invece che Lara sia in grado di intendere e di volere, mentre il dottor Mario Ancona, perito di parte, ha aderito a quanto affermato dal professor Francia. I giudici ritengono ci sia ancora spazio per un supplemento di ulteriori approfondimenti e hanno fissato per l'8 maggio un'altra udienza in cui sarà conferito l'incarico a un collegio peritale, ancora da nominare. Una scelta che ritengo contraddittoria - conclude -. Evidentemente non gli andava bene nemmeno quanto stabilito dal loro perito".

Le accuse

Secondo gli investigatori Lara Bombonati avrebbe stretto presunti legami con le milizie jihadiste di Jabhat Fateh Al-Sham per le quali avrebbe fatto da staffetta tra la Turchia e la Siria. Paese dove nel dicembre 2016 il marito Francesco Cascio, anche lui convertitosi all'Islam dopo il matrimonio, sarebbe morto per "fare il proprio dovere e andare a sparare". Secondo le accuse, voleva tornare in Siria, utilizzando alcuni contatti in Belgio, per dare assistenza logistica, sanitaria e psicologica ai combattenti della jihad. Attività già svolte secondo gli investigatori dal 2014, fino a quando le autorità turche l'avevano arrestata al confine con la Siria, perché in possesso di documenti d'identità falsi, e l'avevano espulsa.

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