Rimborsopoli Piemonte, i giudici: “Buona fede di Cota non è credibile”

Piemonte
Roberto Cota. Foto di archivio

Secondo i giudici torinesi la richiesta del rimborso per l'acquisto delle mutande verdi, avanzato dall'ex governatore, Roberto Cota, “non può ritenersi un errore” 

"L'elevata frequenza di scontrini non inerenti di cui si afferma la presentazione erronea in buona fede è con tutta evidenza logicamente non credibile". È quanto scrive la Corte d'appello di Torino nella sentenza sui rimborsi dei consiglieri del Piemonte, nella sezione dedicata alla posizione dell'ex governatore Roberto Cota. Non si può considerare "di per sé" un "evento di rilievo politico ogni pranzo o cena al ristorante o un incontro al bar per la presenza del consigliere regionale" proseguono i giudici nella sentenza che lo scorso luglio ha portato a 25 condanne a seguito dell'inchiesta sui rimborsi degli ex consiglieri di Regione Piemonte. Tra i condannati, oltre a Cota, figura anche Riccardo Molinari, attuale capogruppo della Lega alla Camera, condannato a 11 mesi.

La posizione di Cota

L'ex governatore è stato condannato il 24 luglio scorso a un anno e 7 mesi per peculato su rimborsi per valore di 11.659 euro. Uno degli esempi citati dai giudici riguarda l'acquisto, a Boston, di un paio di mutande verdi: "Non si vede come possa ritenersi erronea la presentazione di uno scontrino per l'acquisto di un capo di abbigliamento avvenuto addirittura dagli Stati Uniti, per poi inserirlo - dopo un volo transoceanico - nella cartellina dei rimborsi" perché "la conservazione dello scontrino e la sua consegna alla segreteria palesa già di per sé l'intenzione di ottenere il rimborso". La Corte ritiene poi illeciti, e non giustificabili come spese di rappresentanza, anche i regali natalizi ai collaboratori, come penne, foulard e cravatte, "ma anche ai politici", come alcuni libri antichi o il regalo di nozze di un assessore.

Torino: I più letti