L’accusa è di aver utilizzato l’AI per monitorare più di 1000 miliardi di post fornendo dati a noti brand. Interessati anche i governi di U.S.A. e Russia.
La Crimson Hexagon, società specializzata nell’analisi dei dati, è stata sospesa da Facebook per l’accusa di aver violato le politiche di privacy dei suoi utenti e aver trasferito informazioni strategiche ai brand a essa legati. L’azienda, con sede a Boston, avrebbe gestito i dati di circa 1000 miliardi di post, elaborandoli, tra gli altri, per una no-profit vicina al Cremlino e per diverse agenzie legate al governo americano nonostante il veto espresso da Manlo Park.
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, nei prossimi giorni è previsto un incontro fra Facebook e i rappresentanti di Crimson Hexagon per comprendere più precisamente come avviene la raccolta e la gestione dei dati provenienti dal colosso dei social network, ma non solo, anche da Instagram, Twitter, Tumblr e altri.
AI al servizio di società "Blue Chip"
Da quanto riportato dal britannico The Guardian, pare che l’arma maggiormente utilizzata da Crimson Hexagon sia l’intelligenza artificiale, capace di analizzare immagini e monitorare i social ricavandone informazioni riservate da fornire poi ai marchi affiliati: tra questi, sono svariate le società quotate “Blue chip”, ossia con una struttura economica più che florida.
Ancora al Wall Street Journal, invece, un portavoce di Facebook ha dichiarato che, secondo indagini interne, nessuna informazione “extra” è stata fornita a Crimson Hexagon, così come da politiche interne ufficializzate nel marzo del 2017, a seguito dello scandalo scoppiato negli Stati Uniti in merito all’utilizzo che le forze di polizia facevano del social media Geofeedia per individuare e rintracciare i manifestanti durante le proteste di piazza.
Secondo il The Guardian, permangono, tuttavia, molti e insistenti quesiti sulla capacità dell’azienda di Mark Zuckerberg di sorvegliare la diffusione dei dati, in particolar modo qualora di mezzo vi siano agenzie governative.
Rapporti con Casa Bianca, Russia e Turchia
Dal canto suo, Crimson Hexagon si è difesa attraverso un comunicato a firma Chris Bingham, chief technology officer della start-up, il quale ha dichiarato di “collaborare pienamente con Facebook e di non evidenziare a oggi alcun illecito”. “Crimson Hexagon – ha aggiunto il manager – consente solo ai clienti governativi di utilizzare la piattaforma e di farlo per specifici casi di utilizzo, che in nessuna circostanza corrispondono alla sorveglianza degli utenti”. Nessun riferimento, nel comunicato, alle relazioni fra la compagnia e il governo russo.
Eppure il WSJ raccontò in passato di un pagamento effettuato dalla russa Civil Society Foundation a favore di Crimson Hexagon, al fine di ottenere dati sul grado di percezione del profilo di Vladimir Putin nella federazione da lui guidata. Stessa prassi utilizzata da Recep Tayyip Erdoğan in Turchia, quando il suo governo bussò alla porta di Boston per carpire informazioni sul comportamento dell’opinione pubblica dopo il blocco di Twitter. Informazioni pubbliche rivelano, poi, come agenzie governative quali il Dipartimento di Stato, l’Agenzia federale di gestione delle emergenze, l’esercito e i servizi segreti americani abbiano corrisposto alla società di analisi dei dati circa 800.000 dollari.
Nelle prossime ore il mistero che avvolge Crimson Hexagon potrebbe regalare risposte più chiare, nel frattempo pare che per Facebook il filone partito con lo scandalo Cambridge Analytica sul monitoraggio dei dati degli utenti ancora non sia giunto al termine.