Abbiamo testato il tanto discusso telefono con il lato posteriore che si illumina. Ecco com'è andata la nostra prova su strada
Quando, nel 2020, Pei Yu, meglio noto come Carl Pei, lasciò OnePlus sette anni dopo averla fondata insieme a Pete Lau, aveva già in mente di rimettersi in gioco con una nuova, appassionante avventura. Il sentiero era tracciato e portava sempre allo stesso concetto: avvicinare quanto più possibile le persone alla tecnologia, innovando ed evolvendo idee senza banalizzarle.
Semplice?
No, per nulla ma le cose facili a gente come Pei non devono piacere più di tanto. Da quei concetti, infatti, nacque Nothing Technology. Era il 2020 e il mondo già pendeva dalle labbra di questo genio, mezzo cinese mezzo svedese che aveva da poco superato i 30 anni e nessuna voglia, pur potendo, di cullarsi sugli allori. Due anni dopo abbiamo tra le mani il primo smartphone di questa azienda che ha sede in Inghilterra.
Un telefono che si illumina
L’estetica è ispirata ai più recenti prodotti Apple, il profilo in alluminio come d'altronde il resto del telaio, le cornici perfettamente simmetriche del display, che, almeno qui, non ha il notch, la disposizione delle due fotocamere al posteriore, tutto rimanda un po’ agli iPhone. Ma proprio al posteriore c’è quello che fa di questo Nothing Phone (1) qualcosa di esclusivo. Il vetro di cui si compone, infatti è trasparente e lascia intravedere alcune delle componenti del telefono. Incastonati, poi, in un affollato retrobottega, tra i cablaggi della ricarica wireless, ci sono ben 900 led che possono essere utilizzati per notifiche, suonerie, tenere il ritmo delle colonne sonore della nostra vita o semplicemente turbare i sonni di amici e conoscenti. Le possibilità di personalizzare la sequenza delle luci sono moltissime e occuperanno almeno la prima settimana post-acquisto. Dopodiché però ci imbattiamo in uno smartphone sicuramente non rivoluzionario.
Equipaggiamento hardware e software
Nothing Phone (1) è mosso dallo Snapdragon 778G+ 5G di Qualcomm, un octa-core da 2,5 Ghz coordinato da 8 o 12 GB di RAM con 128 o 256 GB di memoria interna non espandibili. Un medio gamma, insomma con una versione praticamente stock di Android 12 e una minima personalizzazione data da Nothing OS e i suoi Glyph, un sistema operativo sul quale Pei aveva creato ad arte enorme attesa, che alla fine non ha entusiasmato se non per gli aggiornamenti di sicurezza costanti e puntuali garantiti per almeno 4 anni e assistenza almeno fino ad Android 15. In ogni caso, pur con qualche incertezza dovuta ad un software ancora acerbo, l’esperienza d’uso è molto appagante, paragonabile ad un top di gamma. Merito del processore, certo, ma anche di chi ha scelto di puntarci evitando di trasformare lo smartphone in uno specchietto per le allodole con un inutile e costoso processore top. La navigazione è sempre fluida, i lag limitati e comprensibili visto che si presentano solo per qualche istante e solo dopo ore di stressante iperattività. Qualcosa di più ci saremmo aspettati dal display: un enorme OLED da 6,55 pollici, quindi non LTPO, con risoluzione FullHD+, supporto all’HDR10+, frequenza fino a 120 Hz e luminosità che, secondo la casa, si spinge fino a 1200 nits. In realtà a parte i neri profondi non ci ha entusiasmati. Un pannello di queste dimensioni generalmente regala emozioni, quelle che noi non abbiamo provato. I colori sono tenui come su una tela di un “puntinista” e non a caso anche le informazioni dei vari menu sono composizioni di puntini vintage ma, almeno in questo caso, efficaci e, soprattutto, originali.
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Il comparto fotografico
Due le fotocamere posteriori entrambe da 50 megapixel. La principale è una Sony con stabilizzazione ottica; per la grandangolare, da 150 gradi, Nothing si è affidata, invece, a Samsung. In entrambi i casi le foto sono di qualità a meno che non si voglia strafare con zoom oltre i 2X o con scarsa illuminazione. Quella frontale è da 16MP e ha un buon rendimento soprattutto con la luce naturale. Nella media i video che si spingono fino a 4K 30 frames per secondo ma conviene fermarsi al Full HD se si vuole contare anche su una buona stabilizzazione. Semplice ed efficace l’interfaccia, con poche funzioni, quelle che servono insomma, non una di più.
Verdetto, disponibilità e prezzi
Con una batteria da 4.500 mAh stupisce invece l’autonomia: con Nothing Phone (1) siamo arrivati sempre a sera e se si vogliono fare le ore piccole si può contare sempre sulla possibilità di ricaricare alla svelta: fino a 33W oppure a 15W in modalità wireless ma non cercate il caricabatterie, quello va acquistato a parte. Minima la protezione che è IP53 e mette al riparo quindi solo da polvere e spruzzi mentre l’audio è stereo, di grande potenza e qualità buona fino al 60 per cento del volume.
Infine il prezzo: 499€ nella versione 8/128, 529€ per quella 8/256 e 579€ per quella 12/256, giusti per un medio di gamma, ancora di più se modulare e con elementi distintivi quali i led al posteriore, l’interfaccia Glyph, i materiali di costruzione quasi interamente riciclati e la ricarica inversa fino a 5 watt.
Pro e Contro
PRO
- Qualità costruttiva
- Durata Batteria
CONTRO
- Display poco luminoso
- Troppo simile agli iPhone