È autore del libro "Now For Then: How to Face the Digital Future Without Fear" (Ora per Poi, Come guardare in faccia il futuro senza paura). E al TNW Conference ha tenuto un seminario su quanto sia difficile ad oggi prevedere il mondo che verrà. Per provarci, lui dice, bisogna pensare in maniera originale e insolita
Uno degli ospiti ricorrenti che potete incontrare in Europa al TNW Conference di Amsterdam, che quest'anno si è svolto online, è Ben Hammersley, di professione futurologo. Ha una società di consulenza per la previsione strategica di nuovi scenari tecnologici e sull'innovazione. Del resto lui, britannico, nei modi e nell'aspetto, ex-giornalista a Wired e prima al The Guardian, ha immaginato quale sarebbe stato lo sviluppo delle radio online più di 15 anni fa, quando coniò la parola podcast per indicare quel nuovo modo di diffondere i contenuti online. Con lui abbiamo parlato, oltre che di podcast, anche di intelligenza artificiale e del futuro del tech, anche in Italia,.
I Podcast
"Penso che ci siano due ragioni per cui c'è voluto così tanto tempo per l'affermazione dei podcast. La prima è la tecnologica: c'è voluto tempo perché il podcast avesse una tecnologia universale per l'ascolto e la produzione ad opera di tutti. I podcast esistono da tanto tempo ma sono diventati conosciuti da tutti solo quando c'è stata un'applicazione podcast sullo smartphone. C'è voluto del tempo perché la tecnologia che permettesse alle persone di fare podcast non solo in una studio professionale si affermasse; solo più di recente le persone hanno avuto la possibilità di produrre podcast da casa e in autonomia. L'altro motivo è che servivano nuove abitudini di fruizione: i podcast sono entrati nelle nostre abitudini perché sono arrivati nelle nostre macchine, nei lunghi viaggi o per andare al lavoro o nell'ascolto durante il pendolarismo in treno".
"Quindi, è stata una combinazione di tecnologia e di contesto culturale. E oggi si è creato quel mix perfetto per cui il podcast è il mezzo giusto di comunicazione del 21mo secolo: è relativamente economico da produrre e questo permette di creare podcast su argomenti specialistici e di nicchia in modo più semplice. Inoltre, se hai solo 20 o 50mila ascoltatori, probabilmente puoi già guadagnare relativamente bene. Oppure se hai 100 o 200mila ascoltatori puoi già pensare di vivere con la professione di podcaster. Ma se si hanno solo 200mila persone che guardano la TV, o un programma su Youtube, non funziona dal punto di vista commerciale. Inoltre per fare un podcast sono necessarie anche solo una o due persone. Ma non si può fare una rivista con due persone, né un programma televisivo con due persone. Per concludere, il podcast è anche lo strumento più facile da fruire di qualsiasi altro, perché puoi ascoltare un podcast quando cucini o quando sei a spasso, o vai al lavoro. È una cosa che avviene nelle orecchie mentre si fa un'altra cosa. È perfetto.
Il futuro dell'Intelligenza Artificiale
Ben Hammersley è specializzato nel prevedere come la società reagisce all'innovazione tecnologica. Oggi fanno discutere gli esperimenti sull'intelligenza artificiale che riproducono la memoria di persone scomparse. Ma lui è convinto che la società si adeguerà naturalmente al cambio tecnologico, come è sempre accaduto.
Crede che un bambino capirà che l'intelligenza artificiale che potrebbe riprodurre in un futuro prossimo la memoria di una persona scomparsa sia semplicemente una copia. Sarà per lui come guardare una fotografia. "Sai, tanto tempo fa, quando non eravamo abituati ancora alle fotografie, ci sembravano strane. Ma capivamo istantaneamente che era la riproduzione di una persona che non era presente con noi. Penso che sia la stessa cosa, ma un in un modo un po' più avanzato", ci dice. "L'intelligenza artificiale oggi è dappertutto, l'applicazione più comune è quella della voce che passa da mezzi come Amazon Alexa, o Google Home o Siri sull'iPhone. Per noi, come per un bambino, è del tutto normale parlare con una stanza, dirgli di suonare e la musica appare. È strano a dirlo, ma non è insolito". L'intelligenza artificiale sarà dunque una evoluzione del contesto culturale.
Il futuro tecnologico dell'Italia
"L'Italia ha un grande futuro davanti a sé per alcune interessanti ragioni. La principale è che non ci sono grandi aziende tecnologiche moderne con sede in Italia in questo momento. Ma l'Italia ha una lunghissima tradizione di innovazione e di ingegneria. Pensiamo ad Olivetti per esempio, ai grandi artisti e ingegneri del passato. I problemi che dobbiamo affrontare a livello tecnologico più urgenti o le opportunità che abbiamo non sono necessariamente nell'inventare cose nuove o nel mettere nuovi prodotti nel mercato, bensì nell'utilizzare in modi originali e nuovi la tecnologia che già abbiamo. Quindi forse il prossimo Google non sarà italiano, e forse neanche la prossima grande società di intelligenza artificiale, ma gli ingegneri e i creativi che useranno queste tecnologie in modi nuovi e meravigliosi è più probabile che vengano dall'Italia, e sono sempre venuti dall'Italia. C'è anche un altro motivo: negli ultimi decenni abbiamo scoperto l'importanza dell'ambiente e del contesto culturale per favorire la creazione. L'Italia è un luogo bello, ha una tradizione nel design e nella creatività che affonda nella notte dei tempi, ci sono città stupende. L'Italia è un buon punto di partenza dove vivere e dare vita ad un progetto che cambi il mondo".