Facebook, parlamento inglese confisca documenti legati a fuga di dati

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Immagine di archivio (Getty Images)
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La Digital and Media Commission ha confermato di aver sequestrato a un manager materiale relativo a un’app utilizzata per reperire immagini sui social media e sul web 

Facebook è ancora nell’occhio del ciclone dopo lo scandalo Cambridge Analytica. Il Parlamento britannico ha infatti confermato di aver fatto sequestrare alcuni documenti riservati e collegati alle accuse rivolte al social network sugli abusi di dati personali. Il materiale è stato confiscato d'autorità a un manager della società di passaggio a Londra da alcuni agenti inviati dalla ‘Digital and Media Commission’ della Camera dei Comuni, che ha aperto un'inchiesta ad hoc per far luce sulla vicenda, come anticipato dalla Cnn.

Documenti relativi a un’app per ricerca foto online

Si è trattato di un atto inusuale, che il presidente della commissione, Damian Collins, ha rivendicato in virtù dei poteri investigativi riconosciuti all'organismo parlamentare. I documenti, una parte dei quali contiene una corrispondenza tra Mark Zuckerberg e alcune compagnie esecutive, fanno riferimento a un'app per la ricerca di foto online, denominata ‘bikini’, ora non più utilizzata ma che in passato sarebbe servita per reperire immagini sui social media e sul web. Il materiale è ora in mano alla commissione, che tornerà a riunirsi nei prossimi giorni nell'ambito dei lavori collegati alla sua indagine su "disinformazione e fake news”, relativa tra le altre cose anche al caso Cambridge Analytica. Zuckerberg è stato invitato a presentarsi di persona davanti ai funzionari britannici, ma il Ceo di Facebook ha rifiutato la chiamata.

Indagini su Soros

È un periodo molto complicato per Facebook, al centro di numerose inchieste. Nonostante ciò, Zuckerberg non ha alcuna intenzione di lasciare la guida del consiglio d’amministrazione ed è pronto a controbattere a ogni accusa mossa contro di lui e il social network. I vertici della società hanno però dovuto fare marcia indietro sulla vicenda Soros, affermando di aver indagato sull’imprenditore ungherese. Nel gennaio 2018, infatti, il filantropo aveva definito Facebook “una minaccia per la società” all’interno di una serie di dichiarazioni relative al mondo dei social network, che secondo l’imprenditore influenzerebbero il pensiero delle persone. La compagnia di Zuckerberg ha spiegato che, non avendo mai sentito prima critiche di questo genere da parte dell’attivista, voleva capire se esistesse qualche motivazione finanziaria dietro le parole di Soros. 

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