IA, la polizia britannica studia un algoritmo per prevenire i crimini
TecnologiaNDAS è programmato per riconoscere non solo le persone potenzialmente pericolose per la società, ma anche quelle che potrebbero essere vittime di crimini
La polizia britannica sarebbe al lavoro per lo sviluppo di un algoritmo in grado di predire i crimini. Il prototipo basato sull’Intelligenza artificiale verrà probabilmente realizzato entro i primi mesi del 2019.
L’algoritmo, chiamato National Data Analytics Solution (NDAS), punta a diminuire il numero dei crimini, fornendo agli individui potenzialmente in grado di compiere azioni malavitose, una serie di sedute professionali atte alla risoluzione di eventuali problemi psicologici.
L’algoritmo riconosce i soggetti potenzialmente pericolosi
NDAS, come riporta il sito New Scientist, è programmato per riconoscere non solo le persone potenzialmente pericolose per la società, ma anche quelle che potrebbero essere vittime di crimini.
Il progetto è nelle mani di un team di esperti coordinato dalla West Midland Police che si augura di portare a termine l’algoritmo entro il mese di marzo del 2019. Per sviluppare NDAS, gli esperti hanno raccolto un terabyte di informazioni di circa 5 milioni di individui, consultando i database delle polizie locali e nazionali.
Sono così riusciti a fornire l’algoritmo di 1400 indicatori utili a individuare le persone potrebbero rappresentare un rischio per la comunità.
Uno dei trenta parametri più salienti è la quantità di precedenti degli individui sospetti.
NDAS è in grado di combinare i diversi fattori di pericolo, indicando un punteggio che esprima numericamente la probabilità che un soggetto compia o subisca atti violenti.
“I fondi sono stati tagliati significativamente negli ultimi anni, quindi ci servono sistemi che esaminino tutti gli individui noti alle forze dell’ordine, con l’obiettivo di dare priorità a quelli che richiedono interventi più urgenti”, spiega Iain Donnelly, coordinatore del progetto.
Banca dati universale del Dna contro il crimine
Un gruppo della Vanderbilt University di Nashville, guidato da James Hazel, propone la realizzazione di una banca dati universale del Dna: garantirebbe una maggiore privacy e amplierebbe la produttività della medicina forense. Il database arricchirebbe di dati preziosi le attuali banche dati impiegate in questo settore, che riportano informazioni riguardanti soprattutto persone arrestate o condannate.