Affetto, l’androide col volto più umano mai realizzato

Tecnologia
Foto di archivio (Getty Images)

Progettato da tre ricercatori giapponesi, il robot ha le sembianze di un bambino e il suo volto è stato studiato nei più minimi dettagli per renderlo il più fedele possibile alla realtà 

Catturare le espressioni dell’uomo e riprodurle fedelmente nel volto di un androide. È questa la sfida che tre ricercatori giapponesi, Hisashi Ishihara, Binyi Wu e Minoru Asada, hanno portato a termine con ‘Affetto’, il robot dall’aspetto di un bambino e con il viso dalle fattezze più umane mai realizzato prima d’ora. Il risultato finale è il frutto di un lungo lavoro di osservazione e di calcoli minuziosi sul viso umano e sui suoi lineamenti, che hanno permesso di codificare ogni singola movenza e ricrearla nell’umanoide in maniera incredibilmente realistica.

Volto realistico perché asimmetrico

Come hanno svelato i costruttori in un articolo pubblicato sulla rivista Frontiers in Robotics and AI, ciò che più di ogni altra cosa rende realistico il viso di Affetto è l’asimmetria, studiata e analizzata in ogni minimo dettaglio. In particolare, i tre ricercatori si sono soffermati su 116 punti facciali, misurandone i movimenti tridimensionali, come quelli delle labbra e delle palpebre. Solo attraverso questo lavoro di osservazione e registrazione di ogni più piccolo movimento, ora il robot è in grado di esibire espressioni facciali che si avvicinano a quelle di un bambino. ”Catturare le espressioni umane nel volto di un androide è una delle sfide più complesse della robotica", ha spiegato Minoru Asada. "I movimenti facciali creano, infatti, instabilità nella sottile pelle del viso dell'androide, con il rischio di vere e proprie deformazioni superficiali del materiale” ha aggiunto.

Misurare e controllare le deformazioni facciali

Presentato per la prima volta nel 2011, in questi anni l’androide è stato costantemente migliorato, fino a raggiungere il risultato attuale: “Con questa nuova generazione di Affetto - continua Asada - abbiamo messo a punto un metodo per misurare e controllare le deformazioni superficiali del volto. In questo modo siamo riusciti a riprodurre nuovi movimenti, come quelli alla base del sorriso o dell'espressione accigliata” ha concluso.

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