La ricerca conversazionale entra dentro Snapchat

Snap ha annunciato un’intesa strategica da 400 milioni di dollari con Perplexity AI per portare, a partire dal 2026, un sistema avanzato di ricerca conversazionale all’interno di Snapchat. L’accordo prevede un mix di cash e azioni e soprattutto arriva in un trimestre in cui il gruppo – forse un po’ invisibile in Europa ma ancora fortissimo ad esempio fra i teenager statunitensi - ha registrato ricavi in crescita del 10%, toccando 1,51 miliardi di dollari e riducendo la perdita netta rispetto all’anno precedente. Perplexity, specializzata in risposte basate su fonti verificabili, offrirà agli utenti la possibilità di cercare informazioni, porre domande e ottenere sintesi immediate senza abbandonare l’app. Un passo praticamente imprescindibile per ogni piattaforma: ristrutturare la sua infrastruttura a colpi di AI. Per Snap la mossa è infatti un modo per rafforzare l’app e aumentarne la centralità nelle abitudini degli oltre 470 milioni di utenti attivi giornalieri. Il co-fondatore Evan Spiegel ha parlato di un’AI “più personale, sociale e divertente” – se c’è un ingrediente che non manca mai su Snapchat è proprio il divertimento - capace di entrare nel tessuto delle conversazioni quotidiane. Perplexity vede invece l’opportunità di raggiungere la fascia demografica che più alimenta la curiosità digitale, quella tra i 13 e i 34 anni, portando il suo modello fuori dai tradizionali contesti di ricerca. L’iniziativa segna un passaggio cruciale nell’evoluzione delle piattaforme social . L’intelligenza artificiale, non solo su Snap ma praticamente su ogni prodotto anche fisico e digitale, non viene più introdotta come un modulo separato ma come una componente essenziale dell’infrastruttura dell’app. La ricerca smette di essere un’attività esterna: si fonde con messaggi, Snap e contenuti, trasformando Snapchat in un ambiente dove informazione, comunicazione e intrattenimento convivono nello stesso flusso. Un percorso che prima o dopo tocca e toccherà ogni ambiente digitale che anzi deve correre per aggiornarsi, pena rimanere una terra desolata e “stupida” rispetto ad altri contesti. Questo cambio di paradigma ha naturalmente una lunga serie implicazioni economiche e regolatorie. Se l’AI diventa il motore interno dell’esperienza utente, per esempio, cresce la necessità di trasparenza, affidabilità delle risposte e delle fonti e soprattutto di tutela dei dati personali. Snap ha chiarito che i dati degli utenti non saranno utilizzati per addestrare i modelli di Perplexity, una promessa fondamentale in un clima di crescente attenzione normativa. L’accordo mostra anche come il mercato stia entrando in una fase in cui l’AI non è più un “plus”, per nulla, ma un elemento strutturale dell’ecosistema digitale dentro il quale occorre provare ad essere a ogni costo. Tanto che al posto della vecchia Seao, la Search engine optimization, ormai tutte le aziende stanno investendo sulla cosiddetta Geo, Generative engine optimization, cioè l’insieme di pratiche digitali utili a farsi “trovare” e menzionare dai chatbot nelle loro risposte e conversazioni con gli utenti. Le piattaforme che non incorporano sistemi intelligenti rischiano insomma di restare indietro. Snapchat ha scelto la strada dell’integrazione profonda: non aggiunge un assistente ma trasforma l’intera piattaforma in uno spazio conversazionale supportato dall’AI. L’intelligenza artificiale sta diventando la nuova infrastruttura delle piattaforme online, anzi del web tutto e come detto anche di gadget dispositivi e veicoli digitali, invisibile ma fondamentale, integrata ovunque nella nostra vita senza soluzione di continuità.

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Simone Cosimi