OpenAI reinventa l’assistente digitale con ChatGPT Pulse

Per anni, e in fondo ancora oggi, i chatbot hanno avuto un ruolo essenzialmente reattivo: aspettano una domanda per offrire una risposta, spesso sorprendente ma sempre confinata dentro i limiti della conversazione. Con il lancio di ChatGPT Pulse, OpenAI prova invece a inaugurare una nuova fase, in cui il modello si fa carico di cercare, selezionare e proporre contenuti prima ancora che l’utente li richieda. L’idea è semplice ma ambiziosa: durante la notte, come un maggiordomo che non dorme mai, il sistema elabora un briefing personalizzato che l’utente trova pronto al risveglio, quasi fosse una rassegna stampa cucita su misura. È il tentativo di spostare l’intelligenza artificiale dal ruolo di istantaneo pozzo senza fondo a quello di vero assistente quotidiano. Il funzionamento di Pulse La logica è quella del “fare ricerca al posto tuo”. Pulse attinge infatti alle conversazioni pregresse, alla memoria del chatbot e, se l’utente lo desidera, anche alle integrazioni con app come Gmail o Google Calendar. Presto ne arriveranno anche altre da cui pescare dati. Tutto viene poi condensato in schede visive che offrono aggiornamenti rapidi e spunti di approfondimento, con un formato che invita alla scansione veloce ma non si dilunga all’infinito. Anzi, uno degli aspetti più interessanti è proprio la decisione di inserire un punto di chiusura netto: quando il briefing è concluso, compare un messaggio che segnala la fine della rassegna, in netto contrasto con i meccanismi di “scrolling infinito” tipici per esempio dei social. Non mancano però limiti evidenti. Al momento Pulse è in anteprima, e i suggerimenti potrebbero ancora non cogliere sempre nel segno, con il rischio di proporre contenuti già noti o poco pertinenti. Il ritorno dell'assistente digitale Quello che OpenAI sembra voler costruire è una specie ritorno in chiave aggiornata e muscolare dell’assistente digitale, un modello che affonda le radici nei primi esperimenti di agenti software o nelle versioni più antiquate di Siri e Alexa. La differenza è che oggi il motore generativo permette un livello di adattamento molto più sofisticato. Pulse diventa così uno strumento che non solo risponde ma anticipa: ricorda impegni, segnala articoli su temi di interesse, propone soluzioni contestuali. È un approccio che, se adottato su larga scala, potrebbe modificare in profondità abitudini consolidate. Il momento del risveglio, ad esempio, potrebbe essere segnato dalla consultazione del briefing di ChatGPT invece che dall’apertura dei social o delle notifiche sparse tra le app. Tra limiti e prospettive future Naturalmente restano in piedi molte incognite. Il primo nodo è quello della scalabilità: generare briefing personalizzati richiede risorse computazionali importanti, che per ora hanno spinto OpenAI a riservare Pulse agli abbonati Pro e su smartphone. C’è poi la questione della fiducia: fino a che punto gli utenti saranno disposti a concedere accesso alle proprie email o al calendario personale per alimentare un servizio di questo tipo, che altrimenti senza quelle informazioni rischia di essere abbastanza vuoto e inutile? L’azienda promette pieno controllo e possibilità di personalizzazione ma la partita della privacy rimane come sempre, e forse ancora di più con questa feature, aperta. Infine c’è la traiettoria a lungo termine: Pulse è solo un tassello di una strategia più ampia che mira a costruire agenti capaci non soltanto di suggerire ma anche di agire in autonomia, prenotando servizi o preparando bozze di messaggi. È una visione che porta con sé grandi opportunità ma anche responsabilità sempre più granulari. Con Pulse, OpenAI lancia però un segnale forte: ChatGPT non vuole più essere soltanto un motore di risposte, per quanto articolato, ma un compagno proattivo della giornata. È il tentativo di ridare vita all’antico sogno dell’assistente digitale, arricchito dalle possibilità dell’intelligenza artificiale contemporanea. Se riuscirà davvero a conquistare gli utenti e a inserirsi stabilmente nella routine quotidiana, potremmo assistere a una trasformazione radicale del nostro rapporto con la tecnologia: non più strumenti da interrogare ma presenze costanti che orchestrano, selezionano e anticipano per noi. “Combinando conversazione, memoria e app collegate, ChatGPT sta passando dal rispondere alle domande a un assistente proattivo che lavora al tuo posto – spiega infatti l’azienda nel post di lancio ufficiale - col tempo, immaginiamo sistemi di intelligenza artificiale capaci di fare ricerche, pianificare e intraprendere azioni utili per te — seguendo le tue indicazioni — così che i progressi avvengano anche quando non stai chiedendo nulla”.

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Simone Cosimi