Apple accelera sull’IA: in cantiere un nuovo chatbot

Apple non ha mai amato la fretta, lo sappiamo. La filosofia di fondo del colosso è, più o meno, “not first, but best”. Sull’intelligenza artificiale si starebbe ora preparando a schiacciare però sull’acceleratore. Dopo l’annuncio di Apple Intelligence nel giugno 2024 durante la WWDC, la piattaforma di IA generativa integrata nei suoi dispositivi arrivata anche in italiano lo scorso inverno, l’azienda di Cupertino starebbe ora lavorando a un nuovo chatbot “snello” per entrare direttamente nel territorio dominato da ChatGPT. Secondo quanto riportato dal sempre ben informato Mark Gurman di Bloomberg nella sua newsletter Power On, Apple avrebbe creato un team dedicato, denominato “AKI” – acronimo di Answers, Knowledge and Information – guidato da Robby Walker, un ex dirigente responsabile di Siri, con l’obiettivo di costruire un motore di risposta autonomo, capace di replicare in modo efficace e rapido a domande di carattere generale per spingersi poi nei dettagli, sulla scia dei modelli conversazionali già presenti sul mercato. I tempi del progetto: lunghi Il progetto sarebbe ancora in fase iniziale e potrebbe richiedere addirittura diversi anni prima di arrivare a un debutto ufficiale. Tuttavia, il lancio di questo nuovo team interno dedicato segnerebbe un cambio di passo nella strategia di Apple rispetto agli approcci più prudenti adottati in passato in questo campo. Che è il campo su cui si giocherà un bel pezzo delle dinamiche dell’innovazione nel futuro prossimo. Finora la casa di Cupertino ha scelto di affidarsi alla collaborazione con OpenAI – che fornisce ChatGPT come motore esterno opzionale – mescolandone le soluzioni alle proprie potenzialità interne ma la costruzione di un chatbot autonomo, disponibile come app stand alone e pure come integrazione alle funzionalità dei diversi sistemi operativi dei prodotti, testimonia la volontà di ridurre la dipendenza da partner terzi e potenziare la propria infrastruttura IA. Come sta Apple Intelligenge Nel frattempo, Apple Intelligence è già realtà. E una realtà nono da poco, anche se ancora poco incisiva nelle logiche dei vari OS. Lanciata inizialmente in versione beta negli Stati Uniti a partire dal 28 ottobre 2024 con iOS 18.1, iPadOS 18.1 e macOS Sequoia, la piattaforma è stata estesa anche ad altri paesi nel marzo scorso, tra cui l’Italia, la Francia, la Germania, la Spagna, il Giappone e la Corea del Sud. Un rollout atteso e progressivo, che ha portato le nuove funzioni IA – come la generazione automatica di testi e immagini , la sintesi di notifiche e email, la trascrizione di chiamate e la creazione di Genmoji personalizzate – su milioni di dispositivi, compresi gli Apple Vision Pro, con supporto al visionOS da aprile. Apple Intelligence è però qualcosa di diverso rispetto ai chatbot che, fra l’altro, stanno a loro volta progressivamente sostituendo, nelle abitudini d’uso degli utenti, i motori di ricerca. Progettata per integrarsi nativamente nell’esperienza d’uso quotidiana degli utenti, la piattaforma è stata pensata come un’estensione invisibile ma potente delle app e dei servizi esistenti. In piena coerenza con la filosofia generale della Mela morsicata. Siri, Note, Pages, Mail, Promemoria, Messaggi e molte altre app, specialmente di sistema, beneficiano oggi di strumenti di riscrittura automatica, sintesi intelligente e generazione di contenuti visivi tramite la piattaforma “Image Playground”. Sono funzioni che operano in locale, su chip dedicati , o con elaborazione cloud protetta da meccanismi di sicurezza avanzata, in linea con l’approccio “privacy-first” che Apple continua a rivendicare come tratto distintivo. E che in molti casi, affidandosi a OpenAI, rischia però di venire meno. Nonostante l’entusiasmo, alcune promesse restano ancora sulla carta. È il caso della nuova versione evoluta di Siri, presentata in pompa magna ma non ancora disponibile. Il rilascio dell’assistente vocale realmente potenziato è infatti slittato al 2026, suscitando una certa frustrazione tra gli utenti, tanto che in alcune giurisdizioni Apple è finita sotto accusa per presunta pubblicità ingannevole. Al momento, Siri – per quanto già in parte rilanciata - resta limitata rispetto ai concorrenti, e l’integrazione profonda con Apple Intelligence avverrà solo nei prossimi aggiornamenti. I rischi e le scommesse strategiche Sul piano industriale, però, il quadro è chiaro: Apple ha deciso di investire massicciamente nell’intelligenza artificiale. Lo ha d’altronde confermato Tim Cook durante l’ultima conference call con gli investitori, annunciando l’aumento dei fondi dedicati alla ricerca in IA e l’acquisizione di almeno sette startup specializzate nel solo 2025. Tra queste, voci insistenti segnalavano nello scorso giugno un interesse per Perplexity IA, piattaforma nota per il suo motore di risposte sintetiche basato su fonti verificabili. La strategia prevede sia lo sviluppo interno che l’integrazione di competenze esterne, con l’obiettivo di rendere Apple un attore sempre più rilevante nel panorama dell’IA generativa, oggi dominato da OpenAI, Google e Anthropic, senza dimenticare le piattaforme cinesi – chi si ricorda DeepSeek? Anche per sostenere il valore del brand e togliergli di torno la patina di arretratezza su questo fronte. Mentre Apple conta di aprire l’accesso a nuove API e modelli della sua Intelligence entro l’autunno e prosegue l’ampliamento linguistico, Cupertino si prepara dunque a entrare nella seconda fase della sua trasformazione IA: dopo l’integrazione nativa e trasparente potrebbe arrivare nel 2026 il momento della visibilità pubblica, con un chatbot top di gamma che – se i piani e le indiscrezioni fossero rispettati – segnererebbe l’inizio di una sfida diretta e dichiarata nel campo dell’IA conversazionale. Not first, but best.

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Simone Cosimi