Lo smartphone prima dei 12 anni? I tuoi figli andranno peggio a scuola

Sull’impatto degli smartphone nei bambini e negli adolescenti, i pericoli dell’accesso precoce ai social media e l’effetto sulla loro salute mentale si parla da molti anni. Soprattutto dopo l’esplosione della didattica digitale in periodo di Covid, quando le scuole si sono trovate a dover affrontare una transizione in modo molto veloce, e forse senza preparazione adeguata, portando milioni di studenti a fare i compiti davanti al computer o allo smartphone dei genitori. Ma fino alla ricerca presentata all’università Bicocca di Milano non c’erano sufficienti prove statistiche che potessero essere usate per dimostrare che davvero l’uso di smartphone e tablet in età inferiore ai 14 anni ha anche un effetto diretto sulle performance scolastiche. Nell'indagine coinvolti oltre 6mila studenti Lo studio, sotto il nome di EYES UP , è stato condotto dall’università degli studi di Milano-Bicocca in collaborazione con l’università di Brescia, l’associazione Sloworking e il Centro Studi Socialis, con il finanziamento della Fondazione Cariplo, ed è il primo nel suo genere. L’indagine ha coinvolto 6.609 studenti di classi seconde e terze di scuole secondarie di secondo grado in Lombardia, e dimostra che chi ha ricevuto il primo smartphone prima dei 12 anni ha ottenuto risultati peggiori nei test INVALSI rispetto a chi lo ha ricevuto dopo. Il motivo ce lo spiega Chiara Respi, metodologa della ricerca sociale al dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale della Milano-Bicocca, e collaboratrice del professor Marco Gui, esperto di queste tematiche e autore del libro “Il digitale a scuola. Rivoluzione o abbaglio” . Da tempo il team di Gui promuove il progetto “Patti Digitali”, per diffondere un uso consapevole e responsabile della tecnologia digitale tra i minori. La ricerca EyesUP è l’ultimo step per avere dati a sostegno di una tesi che era partita dalle intuizioni sul campo, anche perché nella comunità scientifica le opinioni su questo fronte non sono unanimi. Nel campione analizzato la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze ha ricevuto uno smartphone personale in occasione del passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado , e l’arrivo del cellulare coincide quasi per tutti con l’accesso alle app di messaggistica, come WhatsApp e Telegram . "Analizzato l'evoluzione nel tempo del rendimento scolastico" Come è possibile però dimostrare che è proprio l’accesso troppo anticipato a smartphone e social media che mette bambini e adolescenti in difficoltà a scuola? Respi ci conferma che “studi precedenti avevano già rilevato un'associazione negativa tra la precocità digitale e il rendimento scolastico, ma si erano concentrati principalmente sulla quantità d’uso, senza approfondire l’effetto specifico della precocità. Con questo studio abbiamo avuto invece la possibilità di analizzare l’evoluzione nel tempo del rendimento scolastico e non solo una fotografia statica, grazie all’uso dei dati delle prove INVALSI, raccolti in diversi momenti nel tempo”. Respi spiega che il dataset su cui si è basato il team di ricerca, che ha impiegato un anno e mezzo per raccogliere e verificare tutti i risultati, è proprio costruito su base individuale, in cui ogni riga corrisponde a uno o una studente: “Per ciascuno di loro avevamo i risultati delle prove INVALSI dalla seconda primaria alla seconda secondaria di secondo grado e i dati raccolti attraverso un nostro questionario retrospettivo, che ricostruiva la loro dotazione tecnologica e le loro abitudini d’uso dei dispositivi digitali”. L'impatto maggiore è sui maschi Per la sociologa “il punto fondamentale della ricerca è aver dimostrato con certezza questo nesso causale, perché mette in discussione il pensiero di chi sostiene che il digitale, utilizzato precocemente sia sempre e comunque positivo per l’alfabetizzazione digitale”. Invece, lo studio dimostra che l’apertura di un account social prima dei 14 anni, età limite fissata dalla legge in Italia, “ha un impatto negativo significativo sul rendimento scolastico, in particolare in italiano e matematica. Quanto prima i ragazzi iniziano a utilizzare i social media, tanto più le loro performance scolastiche si riducono”, continua Respi. E questo impatta in particolar modo i maschi, anche se le ragazze sono più inclini all'uso intensivo dello smartphone e dei social, mostrando maggiore dipendenza rispetto ai coetanei. Lo studio ha poi analizzato la presenza di disuguaglianze nel gruppo esaminato, notando che i figli di famiglie meno istruite e di origine migratoria tendono ad accedere più precocemente a smartphone e social media rispetto ai coetanei con genitori laureati. Il ruolo di genitori e docenti E qual è il ruolo dei genitori e dei docenti, nell’affrontare questa situazione? I dati dicono che solo il 45% dei genitori ha attivato un parental control, con una maggiore supervisione nelle famiglie più istruite. I genitori con un titolo di studio più elevato posticipano l’accesso ai social media: il 26% dei ragazzi con entrambi i genitori laureati ha avuto il primo account social dopo i 14 anni, contro solo il 13% dei ragazzi con genitori senza diploma. Il lavoro per realizzare l’indagine è stato fatto coinvolgendo la comunità educante, spiegano ancora i ricercatori, lavorando per aumentare la consapevolezza degli insegnanti su questi temi. Si scopre quindi che “la scuola e le famiglie spesso non hanno una strategia condivisa sull’uso della tecnologia. Da un lato, i genitori cercano di limitare l’accesso, dall’altro, la scuola stessa richiede strumenti digitali per i compiti a casa o per il registro elettronico, creando una contraddizione educativa”, aggiunge la sociologa della Bicocca. Serve un patto condiviso tra famiglie e scuole Manca un patto condiviso, che è la proposta che il gruppo di ricerca fa nelle raccomandazioni finali, per evitare che le regole imposte in famiglia siano in contrasto con le richieste della scuola. Anche in casa, sarebbe bene decidere insieme ai bambini come gestire il tempo dei device, perché se i genitori sono costantemente collegati al proprio telefono, i figli fanno altrettanto: il 53% degli adolescenti controlla lo smartphone appena sveglio, e il 22% lo usa anche quando si sveglia di notte. Il 51% lo utilizza durante i pasti con la famiglia, indicando un’elevata pervasività nell’uso del dispositivo. Per Respi “quello che serve è un approccio più integrato, che non si limiti a discutere di cyberbullismo e fake news, ma affronti anche la gestione del tempo online, l’impatto sulle competenze cognitive e la consapevolezza dei meccanismi dei social media aprendo un dialogo tra scuola e famiglia”.

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