Il ritorno di X

Quando Elon Musk ha comprato l’allora Twitter per 44 miliardi di dollari, ad aprile del 2022, il mondo ha assistito alla compravendita di un’azienda tecnologica quotata più costosa della storia della finanza. Gli intenti del fondatore di Tesla – che ha condotto l’operazione tramite una entità finanziaria da lui interamente controllata – erano dichiarati: riportare la "libertà di espressione" in cima alle priorità della piattaforma, che secondo Musk fino ad allora aveva invece privilegiato un controllo dei contenuti così stretto da somigliare alla censura, e con esso rendere Twitter "il più grande polo della libera espressione a livello globale". Che gli intenti dichiarati siano stati realmente perseguiti, o persino raggiunti, è una materia dibattibile: quel che rimane certo e misurabile, invece, è che l’approdo di X – il nome con cui la piattaforma è stata rebrandizzata nell’estate del 2023 – ha portato un cataclisma finanziario per la società. Già a maggio di quell’anno, secondo un rapporto della società di servizi finanziari Fidelity, il valore dell’azienda si sarebbe più che dimezzato, attestandosi a 15 miliardi di dollari. La cordata di investitori che si è unita al miliardario ha perso milioni e, in alcuni casi, miliardi di dollari e – complice la scelta del nuovo padrone del sito di ospitare contenuti e personalità con posizioni estremistiche – molti investitori pubblicitari hanno temuto danni ai propri brand, scegliendo di smettere di destinare il loro budget a campagne su X. Musk stesso dichiarava alla BBC che il suo battesimo di fuoco con Twitter era stato "abbastanza faticoso", ed era un eufemismo. Anche le situazioni più difficili, però, possono arrivare a punti di svolta importanti: con X è successo lo scorso 5 novembre, quando Donald Trump ha trionfato alle elezioni presidenziali americane. Musk si era da mesi pronunciato apertamente in favore della candidatura Trump, de facto rendendo X il terreno principale della propaganda della destra americana, e il successo ha rilanciato le sorti della piattaforma. Oggi, scrive il New York Times, le banche che detenevano il debito di X ne hanno venduto per un ammontare di quasi 5 miliardi di dollari: molto più dei 3 miliardi che contavano di piazzare, e un segnale delle rinnovate appetibilità economica e influenza del sito, dove Musk posta regolarmente aggiornamenti sull’attività del neonato comitato governativo anti-sprechi che presiede, il DOGE. La vicinanza al presidente del fondatore di Tesla e SpaceX si è cementata in dozzine di incontri pubblici e vicendevoli parole di elogio, che hanno di fatto portato Musk a diventare un habituè non eletto della Casa Bianca. Con la conseguenza che il fatturato di X a dicembre era aumentato del 21% rispetto a quello del mese precedente. E persino gli investitori pubblicitari hanno iniziato a tornare in massa su X: grandi nomi come Apple sono tornati a comparire nelle sponsorizzate della piattaforma, e il numero di aziende che investono nelle ads su X è tornato a crescere a ritmo costante. È anche una questione di mancanza di alternative: il futuro di TikTok negli Stati Uniti è incerto, Meta ha scelto la strada di nuove policy di contenuto dichiaratamente prese in prestito da X, e alternative come Bluesky faticano a decollare a livello di utenza. Insomma, quella di Musk, sotto il profilo economico, potrebbe rivelarsi una scommessa vincente da 44 miliardi di dollari.

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