Quattrociocchi: “La polarizzazione online è un fenomeno mondiale”

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Francesco Di Blasi

Francesco Di Blasi

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Lo rivela il professore di Data Scienza e Sistemi Complessi e co-autore di uno studio dell’Università La Sapienza, condotto su nove Paesi tra cui l’Italia: la polarizzazione politica su X sta diventando sempre più radicata in tutto il mondo. Un fenomeno che si riflette anche nella crescente politicizzazione di diverse piattaforme social.

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La polarizzazione degli utenti su X (ex Twitter) è un fenomeno diffuso a livello internazionale, e nella maggior parte dei casi le divisioni tra le comunità online si basano sull'appartenenza ideologica, con una netta contrapposizione tra destra e sinistra. Fa eccezione la Germania, dove la frattura principale si manifesta tra chi sostiene posizioni legate ai partiti tradizionali e chi abbraccia visioni alternative o populiste. I dati emergono da uno studio dell’Università La Sapienza, pubblicato su Nature Communications, che ha analizzato nove Paesi, tra cui l’Italia.

 

La polarizzazione è un fenomeno che porta alla formazione di comunità online chiuse e separate, note come cluster, e che porta gli utenti a interagire principalmente con persone che condividono la stessa ideologia, riducendo il confronto con opinioni diverse.

 

"All'interno della tua comunità, tendi a costruire una narrativa condivisa che sia coerente e gratificante per il gruppo - spiega Walter Quattrociocchi, professore di Data Scienza e Sistemi Complessi e co-autore dello studio - e uno dei modi più efficaci per avere successo in queste comunità è criticare i “nemici”. Ad esempio, se un post anti-vax viene inserito in un contesto pro-vax è probabile che generi molto dibattito, e lo stesso accade nel caso opposto. Parlare dell'altro contribuisce a definire e rafforzare l'identità del gruppo.” La ricerca ha analizzato 375 milioni di tweet raccolti in un periodo di 24 ore nel corso del 2022. I paesi coinvolti sono stati: Canada, Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti.

Un ulteriore elemento emerso dalle dinamiche di polarizzazione riguarda il livello di tossicità delle interazioni tra utenti di fazioni politiche opposte. Secondo lo studio il linguaggio utilizzato nei confronti di utenti appartenenti a schieramenti diversi risulta significativamente più offensivo rispetto a quello riservato agli utenti dello stessa comunità. 

 

I messaggi aggressivi rivolti a utenti di fazioni politiche opposte tuttavia, tendono ad avere meno successo rispetto a quando avvengono al di fuori della propria comunità di riferimento. In altre parole, quando utenti appartenenti a comunità diverse si confrontano online, i rispettivi post ricevono un'attenzione minore rispetto alla media. Un fatto che incentiva gli utenti a interagire con le proprie comunità di riferimento, aumentando la polarizzazione.  

La politicizzazione delle piattaforme social

 

"Gli algoritmi dei social media tendono a creare nicchie polarizzate, ma non siamo sicuri che la polarizzazione sia direttamente causata dagli algoritmi. Piuttosto, potrebbe essere una naturale tendenza umana che gli algoritmi si limitano a rafforzare o facilitare”, spiega Quattrociocchi. 

 

La tendenza degli esseri umani a schierarsi su fronti ideologici sembra trovare conferma anche nel crescente spostamento degli utenti verso piattaforme che rispecchiano specifiche posizioni ideologiche. “Sui social media notiamo una segregazione non solo all'interno delle comunità, ma anche a livello di intere piattaforme.  Definiamo questo fenomeno “Echo Platforms”, cioè piattaforme dominate da un'uniformità ideologica”, dice Quattrociocchi, secondo cui il fenomeno starebbe trasformando lo spazio pubblico digitale, amplificando la polarizzazione e riducendo le opportunità di dialogo tra posizioni ideologiche diverse. Uno degli esempi più recenti è il passaggio di molti utenti da X (ex Twitter) alla nuova piattaforma BlueSky.

La complessità del linguaggio online è calata negli ultimi trent’anni 

Un’altra analisi dell’Università La Sapienza, basata su 300 milioni di post pubblicati online su otto piattaforme diverse nel corso di 34 anni evidenzia come la complessità linguistica sui social si sia ridotta nel tempo. Lo studio, che si è basato solo su post in lingua inglese, mostra una tendenza generale a scrivere testi più brevi, con una riduzione nella ricchezza lessicale e una maggiore ripetitività. 

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