“I lettori preferiscono la poesia scritta dall’IA a quella degli umani”: lo studio

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Tommaso Spotti

Tommaso Spotti

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Secondo un'analisi condotta da ricercatori dell’università di Pittsburgh, le opere scritte dall’intelligenza artificiale non sono risultate distinguibili da quelle fatte dagli esseri umani, e sono anche state valutate più positivamente

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Le poesie scritte dall’intelligenza artificiale non sono distinguibili da quelle fatte dagli esseri umani, e sono anche valutate più positivamente: a dirlo è uno studio pubblicato sulla rivista Nature Scientific Reports e condotto da ricercatori dell’università di Pittsburgh. Gli autori di questa ricerca sono partiti dalla considerazione che i testi generati da un’IA stiano continuando a evolvere e oggi sia più difficile che mai distinguerli da quelli scritti dagli esseri umani. E dunque lo studio ha esaminato se e a che livello lettori non esperti fossero in grado di dire se una poesia fosse stata scritta da un poeta umano o da un’intelligenza artificiale.  

Lo studio sulla poesia

Per condurre la ricerca sono stati fatti due diversi esperimenti. In primo luogo sono state raccolte cinque opere composte da dieci famosi poeti che hanno scritto in lingua inglese: Geoffrey Chaucer, William Shakespeare, Samuel Butler, Lord Byron, Walt Whitman, Emily Dickinson, T.S. Eliot, Allen Ginsberg, Sylvia Plath e Dorothea Lasky. A questo punto, usando ChatGPT 3.5, i ricercatori hanno generato 5 testi che ricalcassero lo stile di ciascuno di questi autori. E da qui sono stati condotti i due esperimenti. Nel primo, ai 1.634 partecipanti alla ricerca è stato assegnato uno dei dieci autori, e a ciascuno sono state mostrate le 10 opere in ordine casuale: 5 di queste erano originali, mentre altre 5 generate dall’intelligenza artificiale. Per ciascuna opera, ai partecipanti è stato chiesto se fossero prodotti da un poeta umano oppure creati dall’IA: i risultati hanno mostrato come le persone intervistate fossero più propense a credere che le opere fatte dall’IA fossero state scritte da esseri umani rispetto a quelle davvero scritte da persone. 

 

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Cosa pensano i lettori

Inoltre, osservando i risultati del primo esperimento, emerge come i 5 testi che avevano ricevuto il più basso punteggio di “scritti da poeti veri” erano in realtà tutti stati realizzati da esseri umani. Mentre tra i 5 valutati di più come scritti da esseri umani, 4 erano in realtà frutto di un’intelligenza artificiale. Nel secondo esperimento invece i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di valutare diversi aspetti della qualità delle opere a loro presentate: i risultati mostrano come i testi generati dall’intelligenza artificiale fossero valutati più positivamente di quelli umani in campi come la ritmica e la bellezza. E, secondo quanto scrivono gli autori, la semplicità delle poesie generate dall’IA potrebbe rendere più facile comprenderle per i lettori non esperti, inducendoli così a preferire la poesia artificiale e a interpretare erroneamente la complessità delle poesie umane come incoerenza generata dall'intelligenza artificiale.

Il tema dell’intelligenza artificiale

Infine, la ricerca sottolinea come le valutazioni calassero quando ai partecipanti veniva detto che una poesia era generata dall’IA, mostrando un pregiudizio verso le creazioni dell’intelligenza artificiale. Lo studio, sottolinea Forbes, “solleva questioni su come la linea di demarcazione della produzione artistica di macchine sempre più sofisticate si stia confondendo con ciò che dovrebbe essere un settore puramente umano”. E, sottolinea il Guardian, gli autori concludono che date le difficoltà dei lettori nell’identificare i testi scritti da macchine e la loro “apparente fiducia che l’intelligenza artificiale non genererà imitazioni dell’esperienza umana”, “potrebbe valere la pena” per gli Stati mettere in campi delle leggi in materia di trasparenza dell’intelligenza artificiale.

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