Gli strumenti di rilevamento dell’AI nelle scuole sono affidabili?

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Francesco Di Blasi

Francesco Di Blasi

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L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando molti settori, compreso quello dell’istruzione. Gli strumenti di rilevamento dell’AI sono sempre più utilizzati per verificare i compiti degli studenti, ma quando questi sistemi compiono errori, per gli alunni è difficile dimostrare di aver agito correttamente. 

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Chat GPT è uno dei primi strumenti che ha permesso di utilizzare l’intelligenza artificiale generativa nella vita di tutti i giorni. Si tratta di una tecnologia che permette di generare testi, immagini e video quasi indistinguibili dai contenuti creati dagli esseri umani. La sperimentazione di questa tecnologia ha coinvolto varie categorie di persone, tra cui studenti e insegnanti.

 

Una ricerca di Noplagio.it, una piattaforma di software antiplagio, ha rivelato che il 65% degli studenti italiani usa Chat GPT per i compiti a casa. Per rispondere a questa pratica sempre più insegnanti hanno iniziato a utilizzare strumenti di rilevamento dell’AI per individuare frasi, paragrafi o interi compiti generati artificialmente.

 

Secondo un sondaggio svolto negli Stati Uniti circa due terzi degli insegnanti liceali utilizzano strumenti antiplagio durante la correzione dei compiti. Non esistono dati sull’utilizzo di questi strumenti in Italia da parte degli insegnanti, ma diverse università offrono già delle linee guida per aiutare i professori a verificare i contenuti degli studenti.

Cosa succede se uno studente è falsamente accusato di aver utilizzato l’AI

Uno dei problemi legati agli strumenti di rilevamento dell’AI è che per quanto possano essere precisi, difficilmente possono essere affidabili al cento per cento. È il tema sollevato da un’indagine di Bloomberg, un’importante media americano, che ha rivelato come gli strumenti di rilevamento dell’AI più comuni abbiano un margine di errore che varia tra il 2 e il 3 per cento. Un dato davvero molto basso, ma non nullo. In ambito scolastico, per esempio, significa che in termini assoluti migliaia di studenti potrebbero essere coinvolti dagli errori di questi sistemi. Non solo, sembra che gli studenti non madrelingua e quelli con maggiore difficoltà nell’apprendimento, potrebbero correre un rischio maggiore.

 

Uno studio del 2023 dell'Università di Stanford ha infatti evidenziato che i rilevatori di AI erano “quasi perfetti”, ma segnalavano come generati dall’AI più della metà dei saggi scritti da studenti non madrelingua inglese.

 

Il servizio di rilevamento dell'intelligenza artificiale QuillBot, ad esempio, nota che “è probabile che i contenuti generati dall'intelligenza artificiale contengano parole ripetitive, o un flusso del discorso innaturale”. Caratteristiche che potrebbero riguardare proprio studenti non madrelingua o con difficoltà di apprendimento. Alcune società di rilevamento dell’AI, come Turnitin, sostenogno di aver addestrato i loro sistemi anche con molti testi scritti da studenti con queste difficoltà, in modo da evitare bias discriminatori. 

 

Bloomberg ha raccolto alcune testimonianze di studenti che ritengono di essere stati ingiustamente accusati di aver utilizzato l’AI nei loro compiti. Tutte le testimonianze riguardano studenti non madrelingua o con difficoltà di apprendimento. Nella maggior parte dei casi, dopo aver ricevuto votazioni molto basse, gli studenti hanno protestato con gli insegnanti ottenendo alla fine un annullamento delle loro prove.

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle scuole italiane 

L’intelligenza artificiale generativa può offrire anche delle opportunità molto interessanti nel campo educativo. Il Ministero dell’Istruzione ha già annunciato il lancio di alcuni programmi sperimentali per l’utilizzo di strumenti di AI nelle scuole italiane. “Il piano - si legge in una nota del Ministero - avrà una durata di due anni, coinvolgerà istituti del Lazio, della Lombardia, della Toscana e della Calabria e ha l’obiettivo di personalizzare la didattica, valorizzare i talenti degli studenti e supportare chi presenta difficoltà di apprendimento”.

 

I test si concluderanno nel 2026 e sulla base dei risultati il Ministero valuterà l’estensione di questi strumenti su scala nazionale. Il partner scelto per la sperimentazione al momento è Google, ma non si esclude che altre aziende possano aggiungersi. 

 

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