Cybersecurity, promossi sulle password ma bocciati sull’IA: i dati sugli italiani online

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Introduzione

Secondo una ricerca della società di cybersecurity NordVpn, gli italiani sono bravi a creare password forti, gestire le offerte sospette di servizi di streaming, valutare le diverse autorizzazioni da concedere alle diverse app e anche i rischi in cui si incorre salvando i dati della propria carta di credito sul browser. Meno bene, invece, per quanto riguarda l’intelligenza artificiale: solo il 7% degli intervistati sa quali sono le questioni da considerare quando si utilizza l'IA in ambito lavorativo, e il 9% appena sa quali dati vengono raccolti dai fornitori di servizi internet come parte dei metadati. Inoltre, gli italiani sono per lo più ignari (12%) delle soluzioni di protezione della propria rete Wi-Fi domestica.

 

Sempre a proposito di cybersicurezza, un report di Kaspersky, agenzia esperta del settore, ha evidenziato come gli italiani siano consapevoli dei rischi derivanti dal boom del digitale, ma poco attenti alle loro attività online. Secondo il report, la maggior parte degli utenti crede che coprire la webcam o navigare in incognito dia un alto livello di sicurezza, eppure il 29% degli intervistati fa giochi e test online, condividendo i propri dati con fonti non sicure. Inoltre, circa un utente su 5 è disposto a cliccare su link sconosciuti nei messaggi, rischiando di compromettere in modo irreparabile la propria sicurezza.

Quello che devi sapere

Gli italiani attenti alla privacy online

  • Gli italiani sono all'11esimo posto al mondo in termini di competenze su sicurezza e privacy online, inoltre eccellono nella creazione di password forti (98%), ma faticano a identificare i problemi di privacy legati all'utilizzo dell'IA sul lavoro (7%). Lo indica una ricerca della società di cybersecurity NordVpn. Il National Privacy Test (Npt) è un'indagine annuale globale volta a valutare la consapevolezza della riservatezza dei dati e a educare il pubblico sulle minacce e sull'importanza della sicurezza delle informazioni nell'attuale era digitale

 

Per approfondire:

Furby, il giocattolo che era diventato una minaccia per la sicurezza. IL PODCAST

Il rapporto di NordVpn

  • Quest'anno, il report ha raccolto 25.567 risposte da 181 Paesi. I primi cinque, in quanto a conoscenza dello scenario in generale, sono Singapore, Finlandia, Lituania, Germania e Stati Uniti. Stando ai ricercatori, i risultati hanno mostrato un progressivo peggioramento medio dei livelli di consapevolezza della privacy online e della sicurezza informatica

I punti di forza

  • Nello specifico del nostro Paese, gli italiani sono bravi a creare password forti (98%) e a gestire le offerte sospette di servizi di streaming (94%). Conoscono anche le autorizzazioni da concedere alle diverse app (89%), i rischi in cui si incorre salvando i dati della propria carta di credito sul browser (88%) e quali dati sensibili evitare di condividere sui social media (85%)

I punti di debolezza

  • Eppure, solo il 7% sa quali sono le questioni da considerare quando si utilizza l'IA in ambito lavorativo, e solo il 9% sa quali dati vengono raccolti dai fornitori di servizi internet come parte dei metadati. Inoltre, gli italiani sono per lo più ignari (12%) delle soluzioni di protezione della propria rete Wi-Fi domestica, ritenendola probabilmente sicura di default. Infine, solo il 18% sa dove conservare le password in modo sicuro. Da segnalare come ci sia anche una nota positiva: rispetto a un anno fa (45%), un numero maggiore (49%) sa come agire nel caso di una violazione informatica, cambiando password o avvisando il proprio fornitore di servizi

Gli italiani poco attenti alle attività sul web

  • Sempre sul tema della cybersecurity, nelle scorse ore è stato diffuso un report di Kaspersky, agenzia esperta del settore, che ha evidenziato come gli italiani siano consapevoli dei rischi derivanti dal boom del digitale, ma poco attenti nelle loro attività quotidiane

Il report

  • Secondo il report Entusiasmo, superstizione e grande insicurezza, come gli utenti di tutto il mondo si confrontano con l'universo digitale, condotto a giugno in vari Paesi, Italia inclusa, poco più di 4 italiani su 10 (42%) pensano che coprire la webcam sia una misura elevata di protezione della privacy online, mentre il 36% si affida alla modalità di navigazione in incognito credendo di poter diventare, in tal modo, del tutto invisibile in rete

Importante accrescere la cultura della sicurezza

  • Non è propriamente così, spiega Luigi Garofalo, direttore di Cybersecurity Italia. "L'abitudine di coprire la webcam del proprio Pc è nata quando nel 2016 Mark Zuckerberg ha mostrato, involontariamente, una sua foto con webcam e microfono coperti da un nastro adesivo. Il rischio zero non esiste nelle nostre vite digitali. Potenzialmente, tutti i dispositivi possono essere hackerati per spiarci, ma prima di giungere a questo è fondamentale accrescere sempre di più la cultura della sicurezza in Italia. Per esempio, uno smartphone o un computer con sistema operativo non aggiornato è più vulnerabile ai virus. Così come è più probabile che sia vittima di un furto d'identità l'utente che cede, in modo inconsapevole, i propri dati personali pensando solo di fare un gioco online"

Le scelte, tra modalità aereo e timori per gli assistenti vocali

E in effetti, la ricerca di Kaspersky ha riscontrato che il 39% degli italiani si diverte a fare minigiochi e test online, inviando i propri dati personali a fonti non affidabili e coinvolgendo anche gli amici. Quasi la metà teme che gli assistenti vocali siano costantemente in ascolto e raccolgano informazioni personali. Di conseguenza, il 24% sceglie di attivare la modalità aereo durante le conversazioni private più importanti. Nonostante ciò, il 19% è disposto a cliccare su link sconosciuti nei messaggi, con il rischio di compromettere la propria sicurezza

Sensibilizzare ai rischi online/1

  • "Ancora una volta si registra un ritardo nella consapevolezza delle persone nell'utilizzo dei sistemi e delle tecnologie digitali", sottolinea Alessandro Piva, direttore dell'Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano. "L'evoluzione degli strumenti di condivisione di contenuti generati dagli utenti non va di pari passo con una comprensione, anche nelle fasce d'età più giovani, di quali siano i rischi dell'esposizione dei propri dati personali su internet. Diventa quindi fondamentale istruire e sensibilizzare su cosa significhi privacy online, portando esempi delle possibili implicazioni di comportamenti scorretti"

Sensibilizzare ai rischi online/2

  • Per Piva, come nella scuola anche nell'ambito professionale è di primaria importanza prevedere corsi di formazione sulle principali minacce e sui corretti comportamenti da tenere: "Negli ultimi anni, dalle nostre rilevazioni emerge una maggiore sensibilità da parte delle aziende su queste tematiche ma rimane ancora molto da fare per rispondere in modo adeguato all'evoluzione dei sistemi digitali e alle minacce informatiche, sempre più sofisticate e in continua crescita"

 

Per approfondire:

Cybersicurezza, cosa ci insegna il "disastro informatico" di CrowdStrike?