Pirateria, come funzionerà la legge “anti pezzotto” e come si risalirà agli utenti

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Il testo del ddl, approvato in prima lettura alla Camera, adesso è atteso in Senato. Oltre a prevedere sanzioni pesanti - nei casi peggiori si arriva alla reclusione fino a tre anni e alla multa fino a 15.439 euro - dà all'Agcom la possibilità di intervenire d'urgenza per bloccare gli indirizzi Ip e di avvertire la magistratura, che a sua volta potrà risalire all'utente servendosi anche dei suoi dati finanziari

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Reclusione fino a tre anni e multa fino a 15.493 euro per i trasgressori, sanzione pecuniaria da mille a 5mila euro per i fruitori di servizi. Il Parlamento accelera i tempi nella battaglia contro la pirateria audiovisiva: dopo l’ok in prima lettura della Camera, il testo del disegno di legge “anti pezzotto” – dal nome degli strumenti utilizzati per aggirare i blocchi delle tv in abbonamento o accedervi a prezzi irrisori – è adesso atteso in Senato. Quanti siano gli italiani che oggi si servono del pezzotto o di altre forme di streaming illegale non è del tutto chiaro. Si sa però che si tratta di grandi cifre: alcune stime parlano di circa cinque milioni di persone. 

Come funzionerà la legge contro la pirateria: il blocco degli indirizzi Ip

L’imprenditore ed esperto di diritto d’autore Matteo Flora spiega a Repubblica che la legge, per come è scritta, potrebbe essere davvero una rivoluzione nel tracciamento di chi è dietro alla pirateria. Il testo prevede infatti il blocco immediato e diretto dell’indirizzo Ip a cui fanno capo i siti web su cui trovare contenuti coperti dal diritto d’autore, mossa che prima non era prevista dalla legislazione. L’Agcom, oltre ad avere il potere di ordinare ai prestatori di servizi di disabilitare l’accesso ai contenuti illegali anche tramite provvedimenti cautelari e urgenti, avrà adesso il potere di avvertire subito i giudici, facendo partire di fatto un’informativa di reato. 

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Il ruolo della magistratura

La magistratura potrà poi risalire all’utente tracciandone i pagamenti, chiedendo alle banche informazioni personali su chi è indagato. Sarà così molto più facile scoprire l’identità di chi è coinvolto, cosa che prima non si poteva fare solamente tramite l’indirizzo Ip, sempre anonimo.

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