Il dibattito dopo la proposta in Francia. Sul tema è intervenuto a Timeline Vincenzo Marino, autore del libro “Sei vecchio. I mondi digitali della Generazione Z” ed esperto di cultura digitale
Vietare l'uso dei social network ai più giovani? Forse non una grande idea, almeno secondo Vincenzo Marino, autore del libro Sei vecchio. I mondi digitali della Generazione Z (edito da Nottetempo) ed esperto di cultura digitale. Di questo e del rapporto dei giovani con i social si è parlato a Timeline, l'approfondimento di Sky TG24. Lo spunto arriva dalla Francia, dove sono allo studio alcuni provvedimenti sui limiti da adottare per l'accesso dei minorenni. Nelle ultime settimane infatti si è parlato di un disegno di legge, approvato dalla Camera e che ora deve essere approvato dal Senato, che vuole vietare l'utilizzo dei social media ai minori di 15 anni a meno che non ci sia l'accettazione anche da parte dei genitori con un accordo messo per iscritto. La legge propone un sistema di verifica dell'età al momento dell'iscrizione che sia rafforzato con una piattaforma intermedia, analogamente a quanto funzione con lo Spid in Italia. Inoltre, è prevista anche un tempo di risposta da parte dei social di massimo 10 giorni nel caso venga segnalato qualcosa che non va sull'età o sui contenuti non adeguati. Previste anche sanzioni fino all'1% sul fatturato globale in caso di violazioni delle norme.
Marino: "Ragazzi vogliono fare gli youtuber, vietiamo anche quello?"
Secondo Marino i temi da affrontare "più che il divieto", sono "l'educazione e la comprensione. Il dato francese pone un paio di questioni dirimenti che ci fanno capire quanto vietare i social network per gli under 15 possa essere quasi vacuo, quasi inutile". Marino prende come esempio "videogiochi come Roblox e Fortnite, che oltre che essere dei videogiochi sono anche delle vere e proprie piattaforme in cui si discute e si parla a vivavoce, si chatta, ci sono dei box di commento in cui si può parlare anche con gli altri. Sono come dei social network. A questo punto cosa facciamo? Vietiamo anche quelli? Vietiamo anche i videogames? Mi sembra complicato". Inoltre Marino cita dati "che ci dicono che il 30% di quelli che fanno parte della generazione Z, quindi quelli nati tra il 1887 e il 2012, hanno come aspirazione personale quella di diventare youtuber. Se un adolescente vuole diventare youtuber e gli si vieta Youtube, come si comporterà quell'adolescente?".
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"Contenuti che funzionano di più sono quelli veri e genuini"
Per quanto riguarda i contenuti digitali, oggetto del libro, secondo Marino "se noi vediamo cosa ha funzionato di più negli ultimi anni, soprattutto presso questa generazione, sono contenuti in cui è evidente che i contenuti che suonano più organici, più veri, più genuini, non artefatti, non pubblicitari, non troppo patinati, sono quelli che vengono apprezzati di più". Un dato che secondo l'esperto di cultura digitale è evidente "su Tik Tok e su YouTube. Su Tik Tok è famoso per esempio il caso del salumiere napoletano che da quando aveva cominciato a creare i suoi panini era diventato l'idolo della comunità, salvo poi discendere nella sua fama quando ha cominciato a essere un po' troppo artefatto e costruito. Poi è risalito negli ultimi mesi". Anche dal punto di vista del commercio e del marketing, "basta vedere lo sforzo che le aziende fanno adesso di creare dei contenuti pubblicitari che assomigliano sempre di più a quelli che farebbero gli stessi utenti. Quindi un qualcosa che possa parlare da più vicino alle persone che assumono quei contenuti".