La società di neurotecnologia del miliardario sudafricano già proprietario di Tesla e SpaceX ha richiesto all'authority per i farmaci Usa di iniziare a breve la sperimentazione umana del suo dispositivo. Si tratta di un connettore pensato per permettere di interagire con un device esterno tramite la mente. Obiettivo: permettere alle persone disabili di interfacciarsi con dispositivi con cui recuperare la mobilità e la capacità di comunicare
Un chip impiantato nel cervello che permetta alla persona di interfacciarsi con un dispositivo elettronico esterno. Per vedere all’opera l’ultima e visionaria invenzione di Elon Musk potrebbe mancare davvero poco. Forse appena sei mesi. Ad annunciarlo è proprio il miliardario sudafricano, che svela di aver richiesto alle autorità americane l’autorizzazione per sperimentare sull’uomo gli ultimi ritrovati della sua società di neurotecnologie Neuralink. Un passo che, tra i possibili sviluppi, promette di aprire la strada al recupero della mobilità e della capacità di comunicare per le persone affette da disabilità.
I progressi
Fondata nel 2016 in Texas, Neuralink si è posta l’obiettivo di arrivare a sviluppare un chip in grado di controllare dispositivi elettronici complessi per consentire a persone affette da paralisi di riacquistare le loro capacità motorie ma anche di sfidare le malattie cerebrali degenerative come il Parkinson e l'Alzheimer. Senza tralasciare lo studio delle possibilità offerte dalla simbiosi tra cervello umano e intelligenza artificiale. L’azienda ha sin qui condotto solo test sugli animali, di cui l'ultimo presentato in pubblico oltre un anno fa: una scimmia in grado, grazie all'impianto cerebrale, di giocare a un videogame in modo totalmente autonomo. Ora vuole compiere l'ultimo passo e iniziare la sperimentazione anche sull’uomo grazie all’ok dell'authority americana sui farmaci e la ricerca medica. "Abbiamo sottoposto alla Food and Drug Administration tutta la nostra documentazione”, ha detto Musk durante un evento organizzato per aggiornare il pubblico sul progetto. “Probabilmente in circa sei mesi potremo sperimentare Neuralink su un essere umano", ha quindi pronosticato il tycoon proprietario anche di Tesla, SpaceX e da poco Twitter. Le prime due applicazioni del dispositivo Neuralink riguarderanno il ripristino della vista e l’abilitazione al movimento dei muscoli nelle persone che non possono farlo. «Probabilmente riusciremo a far funzionare la vista anche in chi è cieco dalla nascita», ha detto Musk.
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I possibili ostacoli
A frenare gli entusiasmi potrebbe essere però l'incapacità sin qui dimostrata da Neuralink di rispettare le tempistiche prefissate. Secondo la tabella di marcia originaria, la sperimentazione sull'uomo sarebbe infatti dovuta partire entro la fine del 2022 ma è slittata di almeno sei mesi. Un ritardo che ha creato disappunto nello stesso Musk, al punto da fargli valutare un investimento nella concorrente Synchron, capace di ottenere il via libera della Fda già nel 2021 e di impiantare il dispositivo sul suo primo paziente lo scorso luglio Uniti dopo aver completato i test su quattro persone in Australia. Con l’ultima uscita, però, il miliardario sembra confermare di credere ancora nel suo progetto.