Ha commentato così, a una domanda precisa, di fronte alla Commissione Giustizia del Senato, il fondatore del social network Mark Zuckerberg. Nessuna risposta diretta invece sulla mancata eliminazione dei post in cui Trump si autoproclamava vincitore delle ultime elezioni americane
Il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, non ha risposto direttamente alla domanda del presidente della Commissione Giustizia del Senato, Lindsey Graham, che gli chiedeva se non fosse preoccupato dalla dipendenza che crea il social network negli utenti, almeno secondo alcuni studi clinici. "Non vogliamo che il nostro prodotto crei dipendenza ma vogliamo che sia utile e significativo" ha detto Zuckerberg, che ha aggiunto di considerare "non definitive" le conclusioni degli studi medici citati da Graham, il quale ha paragonato i social network al tabacco. "Se uno trova il nostro prodotto utile ci spenderà più tempo ma non lo ottimizziamo perché crei dipendenza” ha argomentato il numero uno della piattaforma.
Zuckerberg sulla difesa della democrazia
Nel corso dell’audizione, Mark Zuckerberg ha poi difeso le azioni messe in campo da Facebook per contrastare la disinformazione online durante il periodo delle elezioni Usa. Facebook e Twitter (entrambi convocati dalla Commissione Giustizia) sono accusati dai Repubblicani di essere faziose a danno dei conservatori e dai Democratici di non fare abbastanza per combattere l'odio online e le bufale. “Abbiamo seguito le politiche e le procedure che avevamo preparato per proteggere il processo democratico nel periodo precedente e successivo alle elezioni e abbiamo lavorato duro per applicarle in maniera equa e coerente" assicura invece Zuckerberg, che è impegnato “nel continuo miglioramento del sistema”, ma anche “fiero del lavoro che abbiamo fatto negli scorsi quattro anni per prevenire interferenze nelle elezioni e sostenere la nostra democrazia”.
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Nessuna risposta diretta su Trump
Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, il fondatore della piattaforma non avrebbe risposto direttamente alle domande della senatrice democratica Dianne Feinstein che gli chiedeva conto del non aver cancellato i post nei quali il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si attribuiva la vittoria delle ultime elezioni presidenziali. "Abbiamo intrapreso iniziative molto significative nel campo
della lotta alla disinformazione, mostriamo informazioni aggiuntive sulle elezioni e siamo andati piuttosto lontano nell'aiutare a distribuire fonti corrette sul voto" sono state le sue uniche parole.